Filatelia
 
L'AFFASCINATE STORIA DELLE NOSTRE NAVI ATTRAVERSO I DOCUMENTI POSTALI
 

L'AVVENTUROSA CAMPAGNA DELLA R.N. " VITTORIO EMANUELE II "

 
 
Immagini e articolo del C. Amm. Aldo Gabellone (Socio del Gruppo di Taranto)
 
 
 
 
 
La ricerca e ricostruzione della vicenda storica ha inizio da una cartolina spedita da Livorno il 16 dicembre 1893.
Essa rappresenta la VITTORIO EMANUELE (1) ed in alto la Madonna di Montenero (2) molto venerata dalla marineria livornese
(devota e “mangiapreti”), alla quale si era rivolta la devozione dell’autore per la “ grazia ricevuta ”.

 

fig. 1 -  La VITTORIO EMANUELE II
mentre attraversa il Canale Navigabile di Taranto 
 
Proveniente dalla Marina Sarda – al momento del varo fu classificata Fregata
di 1^ Rango – impostata nel 1854 presso il Regio Cantiere Foce (Genova) –
varata nel 1856, entrò in servizio un anno dopo – scafo in massiccio legno,
lungo metri 66, largo 15,30 – l’apparato motore della potenza di 1488 cavalli–
lungo metri 66, largo 15,30 – l’apparato motore della potenza di 1488 cavalli–

tre caldaie e una motrice alternativa, entrambi costruiti dalle Officine Penn di

Greenwich  con un’elica –Il suo armamento bellico era composto da 10
cannoni da 250 millimetri e 40 da 150 – L’equipaggio era costituito da 401
uomini –

 il suo motto era “ In nomine virtus "

 
Poi si vede la Nave investita da un fortunale, con la velatura lacerata ed in calce la scritta: “ La Vittorio Emanuele salvata

nelle acque di New York” (3).

Si tratta sicuramente di un “ex voto”, fatto da un  membro dell’equipaggio, che per la prima volta si trovava di fronte ad un

violento temporale, peraltro, superato agevolmente, dall’Unità

Per questo si sentì “ miracolato ” !
La conferma dell’evento è avvalorata dalla presenza in quel periodo della VITTORIO EMANUELE proprio nelle acque di New York.

Il programma della Crociera era noto a tutti, dopo lo stretto di Gibilterra (attraversato il 30 giugno), poi a seguire: Annapolis

(5-7 agosto), sede dell’Accademia Navale statunitense, Baltimora (7-10 agosto), storica città e culla dell’indipendenza
del grande Paese americano, infine New York (12-31 agosto) prima di riattraversare l’Atlantico.

 

 

 

 

 
Fronte e retro della cartolina " ex voto " spedita da Livorno il
16 dicembre 1893
 
 

La Divisione Navi Scuola, sotto il Comando dell’Ammiraglio Morin, (4) era costituita dalle Navi VITTORIO EMANUELE, (Nave di

Bandiera), FLAVIO GIOIA e VESPUCCI (5). Le Navi Scuola erano comandate, nell’ordine,
dai Capitani di Vascello Parancandolo, Rebaudi e Carnevale.
 

Le medaglie delle due VITTORIO EMANUELE II

 

Ora ritorniamo, per un momento, alla VITTORIO EMANUELE.

 
Era l’alba del giugno 1893. Gli allievi erano già svegli dalla 05,30 ed iniziarono a preparare il loro “sacco” per imbarcare sull
a Nave Scuola.
Per l’Unità era la 25^ Campagna d’Istruzione e la prima volta a toccare porti degli Stati Uniti.
La traversata dell’Oceano fu effettuata quasi tutta a vela. Spesso in assenza di vento si fece ricorso al faticoso rimorchio con

le lance a remi per “ portare le Nave al vento ”.

Ora cercherò di ricostruire come sono andati i fatti.
Lasciata New York e l’Upper Bay, la VITTORIO EMANUELE (6), con le altre Navi, si accingevano ad uscire dall’Hudson.
Le previsioni meteo non davano nulla di rassicurante. Il cielo sopra Manhattan era plumbeo e carico di nubi minacciose.
Le isobare tracciate dall’Ufficiale di Rotta erano fitte e molto ravvicinate tra loro, proprie di un’area ciclonica (7).

La Nave era, in ogni modo, pronta ad affrontare anche quella dura prova !

Col passare delle ore la furia del Mare aumentava. Il ciclone scaricava tutta la sua violenza sulle Navi.
Sulla VITTORIO EMANUELE la situazione era alquanto critica perché, da alcuni “portelli” divelti iniziò ad imbarcare acqua che
raggiunse il Ponte di comando.
Gli uomini addetti alle pompe di sentina riuscivano a malapena a  smaltire e mantenere costante il livello dell’acqua imbarcata.
Le vele lacerate, come rappresentate sulla cartolina, sibilavano sinistramente nel loro sventolio, mentre la Nave raggiungeva
i 35-40° di rollio.
Vista l’impossibilità di procedere con quella rotta, il Comando Divisione ordinò alle Navi di “ mettersi alla cappa ”  (8),

consentendo così al personale un vigile riposo all’addiaccio.

La velatura fu ridotta, prima con “ una mano di terzaroli ” (9), poi a quelle dei soli pennoni più bassi, che anch’essi iniziarono
a lacerarsi.
Improvvisamente ci fu una “calma piatta”: le Navi erano entrate nell’occhio del ciclone.
Superata la notte, finalmente all’alba la furia del vento cominciò a placarsi.

Il peggio era passato !

Superata brillantemente l’area ciclonica, le Navi poterono riprendere la rotta per rientrare, nel più ospitale, Mediterraneo.
La VITTORIO EMANUELE (10), appena giunta a Livorno passò nella posizione di “disponibilità”.
Ormai la sua vita operativa volgeva al termine. Infatti, con Regio Decreto del 10 giugno 1900, dopo quasi mezzo secolo, in

gran parte passati “alla vela” sull’Oceano ed in tutto il Mediterraneo, fu radiata dai Quadri del Naviglio Militare dello Stato.

Su di Essa generazioni d’allievi, Aspiranti ed Ufficiali si formarono ed istruirono nella difficile arte di “andar per Mare
Ma la gloriosa Nave non cessò di fornire la Sua opera !
Nel 1902, prima di essere demolita, ricevette l’ordine di trasferirsi Taranto per svolgere, questa volta, con la sigla G. N. 18,
l’umile compito  di Nave Guarda Porto.
 
Note:
 
(1) - Si tratta della prima Nave ad essere dedicata al “Re galantuomo”. La seconda era una Nave da Battaglia (1908-1923);
(2) – Montenero: collocato su una collina che domina il Mare ed il porto di Livorno. Si racconta che un pastore storpio, intorno al 1345, trovò una immagine miracolosa che gli chiese di essere trasportata sul colle di Montenero. Udita la voce il,  pastore, fece come gli era stato chiesto e arrivato in cima al colle si trovò guarito. Da allora quell’immagine della Madonna non ha mai smesso d’essere fonte di devozione e di grazia per tutti quelli che vi si rivolgono ed il Santuario che vi è nato costituisce meta di pellegrinaggi e di visite da parte di un gran numero di persone. Il Santuario possiede raccolte di  “ex voto” (se ne contano oltre settecento) in gran parte a carattere marinaresco. La datazione di queste tavolette votive è dell’800, (probabilmente vi è anche quella riprodotta nella cartolina, che non sono riuscito ad individuare ma mostrata al custode mi ha assicurato d’averla vista);
(3) –  Dell’evento ne parla il primo capoverso della pagina 262 della “Cronistoria del Naviglio da Guerra Italiano”, Parte 1^, Volume 2^. Cita, in particolare, l’incontro a New Yok fra le Navi Scuola e la Divisione Navale dell’America del nord. La Divisione Navale fu inviata, con il R. Trasporto ERIDANO, per rappresentare l’Italia all’Esposizione Internazionale di Chicago;
(4) – L’Ammiraglio Morin, appena giunto a Livorno, fu chiamato a Roma per reggere il Ministero della Marina (1893 – 1895);
(5) - Fu la prima Nave Scuola dedicata al grande Navigatore fiorentino. La seconda è tuttora in servizio;

(6) - Secondo un’antica consuetudine le Navi a Vela, raggiungevano il vento, rimorchiate da lance a remi;

(7) - Lo Stato Maggiore della Nave era formato da: Capitano di Vascello Eduardo Parancandolo – Comandante Capitano di Corvetta Eduardo Gagliardi – Comandante in 2^; Tenenti di Vascello Paolo Parenti e Leonero Galleani;  Sottotenenti di Vascello Enrico Monelli, Pietro Orsini,  Carlo Grabau, Amedeo Acton e Amedeo Alberti, Commissario di 2^ Alfonso Volpe; Cappellano Jacopo Giannetti. Il personale della Divisione era formato dal  Contrammiraglio Costantino Morin – Comandante;  C. V.  Parancandolo – C.S.M.; Roberto Gironi de Pons - Aiutante di Bandiera e Segretario; Medico di 1^ Giovan  Battista  Abbamonti;
(8) - La velocità del vento in superficie è data dalla pressione barica, che da quella più alta si dirige a quella più bassa ed è proporzionale alla vicinanza delle isobare. Più sono ravvicinate maggiore è la velocità del vento;
(9) - Cappa: andatura che la Nave è costretta a prendere per tenere ed affrontare con il minimo danno il cattivo tempo. E’ un’andatura di bolina con la velatura ridotta alle vele più basse;
(10) - Terzaroli: sono legacci che si  utilizzano per ridurre la superficie velica quando c’è vento eccessivo. I terzaroli sono suddivisi in più parti, dette “mani di terzarolo”. Un tempo era chiamato “terzarolo” una delle vele delle Galee
(11) - Negli anni 1859 e 1860 – 61, facendo parte della Squadra  Sarda, comandata   dal   C.  Ammiraglio di Persano, partecipò a  tutti  i  più  importanti avvenimenti politici, militari e Navali, che costituirono l’eroico    periodo storico conclusivo della nostra unità nazionale. In particolare il 29 settembre 1860, al Comando di Giovanni  Battista  Albini     (Medaglia  d’Oro al  V.M.) espugnò la Piazzaforte d’Ancona.
 
 
Bibliografia:

 

(1) - Ufficio Storico della Marina Militare: “Cronistoria del Naviglio da Guerra Italiano”, parte 1^, volume Secondo, Roma 1940;
(2) - “La Marina Militare nel suo primo secolo di vita (1861 – 1961, Roma 1961; - “Almanacco Storico delle Navi Militari Italiane (1861 – 1995), Roma 1996; - “Storia delle Campagne Oceaniche della Regia Marina”, Volume II, pagina 262, Roma 1992;

(3) - Ufficio Idrografico della Marina, “ Manuale dell’Ufficiale di Rotta”, Volume 2^, Genova 1962;

(3) - Accademia Navale. “Annuario dell’Accademia Navale”, Livorno 1987