Filatelia
 
L'AFFASCINATE STORIA DELLE NOSTRE NAVI ATTRAVERSO I DOCUMENTI POSTALI
 

SALUTI…  DALLA REGIA NAVE “LEONARDO DA VINCI”

 
 
Immagini e articolo del C. Amm. Aldo Gabellone (Socio del Gruppo di Taranto)
 
 
Quella della “LEONARDO DA VINCI” fu una vita breve e travagliata.
 Fu breve perché dopo appena 27 mesi ebbe fine la sua esistenza e travagliata per il triste e drammatico epilogo, che la vide protagonista insieme al Suo Equipaggio.

I saluti dalla Nave ci pervengono da tre cartoline, tutte recanti il timbro postale e quello, regolamentare, di censura.

La prima cartolina, spedita da Venezia il 4 marzo 1916, raffigura l’Unità in navigazione.

Le altre due sono, rispettivamente, una cartolina postale da 10 cent. spedita da Brindisi il 25 agosto 1915 e una cartolina illustrata spedita da Taranto il 24 ottobre dello stesso anno.

 

La Regia Nave “LEONARDO DA VINCI”

Cartolina spedita da Venezia il 4 marzo 1916

 

Classificata Nave da Battaglia, fu progettata, insieme alla “CAVOUR” e “GIULIO CESARE”, dal Generale del Genio Navale Masdea. Aveva un dislocamento a pieno carico di 25.086 ton. – lunghezza fuori tutto di mt. 176,1,  larghezza 28 e immersione  massima 9,4 mt. -  L’apparato motore era costituito da 24 caldaie a combustione mista e 3 gruppi di turbine della potenza di 31.000 C.V. – Le  4 eliche erano in grado di assicurare alla Nave la velocità di 21,5 nodi. – L’autonomia era di 4.800 miglia a 10 nodi. – L’armamento principale era formato da 13 cannoni da 305/46 su 3 torri trinate e 2 binate – L’equipaggio era costituito da 1.000 uomini compresi 31 Ufficiali.

 

Il suo motto era: “NON SI VOLTA CHI A STELLA E’ FISO” (1)

 
 
La Nave, consegnata alla Marina il 17 maggio 1914, dopo avere ricevuto, il 7  la Bandiera di Combattimento il 7 giugno, da parte della Società "Leonardo da Vinci" di Firenze, fu dislocata alla Spezia dove entrò a fare parte della 1^ Divisione, costituita dalle Corazzate monocalibro (Dreadnought) della stessa classe, inquadrate nella 1^ Squadra
Nell’imminenza dell’entrata in guerra contro l’Austria, la 1^ Squadra, agli ordini del Vice Ammiraglio Cutinelli Rendina, che manteneva anche il Comando della 1^ Divisione, fu trasferita a Taranto.
Comandante della “DA VINCI” era il Capitano di Vascello Sommi Picenardi.
Durante il primo anno del conflitto, anche se non intensa, svolse la sua attività operativa, nell’ambito dei compiti assegnati alla 1^ Divisione, che erano, preminentemente, di protezione del traffico marittimo.
La notte del 2 agosto 1916, la “LEONARDO DA VINCI”, insieme alle Navi da Battaglia gemelle, erano ormeggiate “alla ruota”  (2), nel Mar Piccolo di Taranto.
Era un ormeggio sicuro, protetto com’era dal mare da incursioni nemiche, che avrebbero dovuto superare prima i campi minati foranei; poi le vigilate ostruzioni di S. Vito e, infine, quelle retali interne del Canale Navigabile, facilmente sorvegliabile per la ristrettezza del suo passaggio.

Cartolina Postale con timbro postale e di censura della Regia Nave

"LEONARDO DA VINCI” - Spedita da Brindisi il 26 agosto 1915

 
 
Solo un incursione dall’aria poteva violare le difese di Mar Piccolo, per quanto
anche quello specchio d’acqua era protetto da una catena di stazioni d’ascolto,
dislocate lungo le rotte di probabile provenienza della minaccia aerea.
In ogni caso, tutte le Navi, per precauzione, erano completamente oscurate, con
il personale delle batterie contraerei, pronto a raggiungere i propri pezzi.
Lo stesso giorno, al tramonto, la “LEONARDO DA VINCI” aveva completato l’imbarco
delle munizioni, necessarie per eseguire, il mattino del 3, esercitazioni di tiro con
i cannoni da 305.
Alle ore 23 circa, il personale di guardia si accorse che una leggera nube di fumo
 fuoriusciva da una delle condotte d’aerazione del deposito di munizioni poppiero.
Pochi minuti dopo, s’avvertirono dei sordi boati, mentre lingue di fuoco e sinistri bagliori s’impadronirono della Nave, che rapidamente s’accentuarono, mentre i sistemi d’allarme della S. Barbara, segnalavano incessantemente, l’incendio.
Il primo ad accorrere sul posto fu il Comandante, seguito dai suoi più stretti collaboratori e dalla Squadra di servizio al completo.

 

Cartolina illustrata, con timbro postale e di censura della Regia Nave

"LEONARDO DA VINCI” Spedita da Taranto il 24 ottobre 1915

 
Vista la gravità della situazione, il Comandante  ordinò l’apertura delle valvole per l’allagamento
dei depositi munizioni e il raffreddamento delle paratie e ponti adiacenti.
In breve tempo gli eventi precipitarono, divenendo incontrollabili. Tutta la zona ed i depositi
poppieri furono invasi da fiamme e intensi fumi tossici.
Alle 23,10 il violento e devastante scoppio della S. Barbara,  divelse la torre trinata poppiera da 305,
proiettandola insieme alle sovrastrutture e parte del ponte di coperta, ad oltre 150 metri dalla Nave.
Solo in quel momento il Comandante, allontanato l’Equipaggio dai locali, ordinò di abbandonare la
Nave al suo destino.
I  sopravvissuti furono raccolti dalle imbarcazioni delle Navi presenti nella rada. I più gravi furono
trasferiti sulle Navi Ospedale e nel nosocomio Principale della Marina, a terra.

Alle 23,15 la Nave, ormai condannata, iniziò ad imbarcare acqua dalle falle aperte dall'esplosione, provocandone velocemente, prima il rapido appoppamento, poi il capovolgimento.

Con la chiglia in alto, la “LEONARDO DA VINCI”, una delle più belle e moderne Navi della nostra Marina, affondò dopo poco più di 45 minuti dai primi segnali d’incendio.

Con la Nave lasciarono la vita oltre al Comandante, 21 dei 34 Ufficiali e 227 tra Sottufficiali e Marinai, sui 1.100, in quel momento,  presenti a bordo.
 

        

Fronte  e  retro della busta autografa  del Vice Ammiraglio Cutinelli Rendina, Comandante della 1^Squadra  e della 1^ Divisione Navale.

La revisione  di censura  è  stata  fatta  dallo   scrivente,  poiché  gli Ufficiali Ammiragli e Superiori  ne erano esenti ed era dagli stessi autocertificata.

La lettera fu spedita da Taranto, presumibilmente, nel luglio 1916

 
Dopo la perdita, in analoghe circostanze, della Corazzata “BENEDETTO BRIN”, avvenuta a Brindisi nel settembre 1915 e altri eventi del genere verificatesi in alcuni polverifici, furono avanzati i sospetti della presenza, sul territorio nazionale, di una rete di agenti nemici, fiancheggiati da nuclei estremisti locali.

L’inchiesta svolta da una Commissione ministeriale, esclusa l’ipotesi di difetti nella stabilità degli esplosivi, imputò a “negligenza o dolo”, la causa dell’esplosione della S. Barbara di poppa, della “DA VINCI”.

Conclusione piuttosto vaga e poco soddisfacente, sul fronte della  ricerca della verità.
L’inconfutabile conferma dell’intervento di agenti traditori, negli eventi delittuosi, che coinvolsero le due Corazzate,  avvenne dopo la violazione  della cassaforte del Consolato austriaco di Zurigo e l’acquisizione di alcuni documenti in essa custoditi.
 

Lo scafo capovolto della  “LEONARDO DA VINCI” in  bacino    

   La  “LEONARDO DA VINCI”  ormeggiata in banchina dopo le operazioni di raddrizzamento dello scafo

 
Ancora prima, però, il nostro controspionaggio, accertò che le azioni delittuose furono opera di gruppi terroristici.
Risulta altresì, che presso il Tribunale Militare Marittimo di Genova, ebbe corso un  procedimento penale, riguardante la vicenda della “DA VINCI” e del quale, però, non sono note le risultanze.
Trascorso qualche mese dal tragico evento, la Marina, con l’insediamento di un’apposita Commissione, avviò lo studio di fattibilità per il recupero della Nave.

Le conseguenti operazioni che portarono al galleggiamento dell’Unità furono unanimemente riconosciute, frutto di azioni d’alta ingegneria, messe in atto dai tecnici e dalle maestranze dell'Arsenale Militare di Taranto.

La “LEONARDO DA VINCI”, prima fu portata in superficie con la chiglia in alto poi, il 23 gennaio 1921, fu raddrizzata per mezzo di complesse tecniche di allagamento eccentrico.

In seguito, una più accorta valutazione costo/efficacia, ne sconsigliò la sua ricostruzione pertanto, con Decreto del marzo 1923, ne fu disposta la radiazione dai quadri del Naviglio Militare.

Oggi, i resti dei caduti della “DA VINCI”, estratti dai locali dopo il recupero della Nave, riposano nel Famedio della Marina presso il cimitero di Taranto.
Ogni anno, nel giorno della ricorrenza dei Defunti, le più alte autorità militari e civili della città, con una solenne cerimonia, ne ricordano il sacrificio
 
Bibliografia:
(1)     – Ufficio Storico della Marina Militare:

. “Le Navi di Linea Italiane (1861-1961), Roma 1962;

        . “La Marina Italiana nella Grande Guerra”, Vol III, Vallecchi  Editore, Firenze 1938;
        . “La Marina Italiana nel Suo primo secolo di vita”, Roma 1961;
        . “I motti della Navi Italiane”, Roma 1998;
(2)     –  E. Ferrante, “La Grande Guerra in Adriatico nel LXX anniversario della Vittoria”, Ufficio Storico della M.M., Roma 1987;
(3)     Marinarsen Taranto, “Il recupero della LEONARDO DA VINCI”, fascicolo redatto in occasione del Centenario dell’inaugurazione dell’Arsenale M.M.”, Taranto 1989.
 
Note:
(1)     – Il motto s’ispira ad un pensiero di Leonardo, pervenuto a noi con i Suoi scritti. Dopo il recupero, quando la   Nave  era ancora in bacino capovolta, i tecnici   dell’Arsenale  trovarono un altro pensiero di  Leonardo, che diedero alla scafo raddrizzato: “OGNI TORTO SI RADDRIZZA”;