L'AFFASCINATE STORIA DELLE NOSTRE NAVI ATTRAVERSO I DOCUMENTI
POSTALI |
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LE
AZIONI NAVALI DI ”PREMUDA” E DI “POLA”
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Immagini
e articolo del C. Amm. Aldo Gabellone (Socio del Gruppo di Taranto) |
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E’ difficile
parlare dell’azione navale di Luigi Rizzo a Premuda
(1), senza rischiare di
cadere nella retorica. |
Ma tant’è, perché
rievocare quell’evento, specialmente guardando alcuni rari
documenti postali e reperti storici, capaci di renderlo più vivo
ed a noi più vicino, è quanto mai opportuno. |
Si può affermare, che mai un singolo
episodio bellico, come quello avvenuto in quel lontano 10 giugno
1918, fu capace di dare alla storia del nostra Marina, esempi
di dedizione al dovere e modelli di comportamento da custodire
e tramandare alle nuove generazioni. |
Da
quel 10 giugno infatti, s’ispira la “Festa della Marina”. |
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In quel
particolare periodo la solidità dell’Impero asburgico iniziava
a vacillare. |
Dopo Caporetto e la
tenace riscossa nel nostro Esercito sul Piave, la Marina stava |
per vendicare Lissa (2)
e liberamente parafrasando le parole
pronunciate da |
Tegetoff dopo lo scontro: proprio
per mezzo di “minute imbarcazioni”, con “piccoli |
e determinati Uomini”, per affrontare e vincere
“grandi Navi”, che si ritenevano, |
fino a quel momento,
invulnerabili. |
Sul
Mare il blocco del Canale d’Otranto teneva i Sommergibili
austriaci imbottigliati |
nel ristretto Adriatico e le Navi maggiori si tenevano al sicuro nelle
protette Basi di |
Pola e dell’ormai
violata,Trieste |
L’Ammiraglio Horty (3),
Comandante in Capo delle Forze Navali austro-ungariche, |
I
MAS pronti a lasciare Venezia per Premuda |
decise di
“sbloccare” la situazione con un’azione risolutiva, che mirava a
forzare lo |
. |
sbarramento del Canale d’Otranto.
Ciò per consentire ai suoi Sommergibili di |
estendere la loro area
operativa in tutto il Mediterraneo ed inferire un duro colpo al
traffico marittimo, che alimentava i rifornimenti alle Forze dell’Intesa. |
L’obiettivo strategico austriaco
mirava, in quel modo, di condurre operazioni combinate con le
Forze di Superficie e Subacque tedesche, dislocate nei Mari del
Nord Europa e capovolgere così, le sorti della guerra. |
L’azione navale, che l’Amm. Horty s’accingeva
a compiere, doveva precedere la controffensiva sul fronte terrestre,
in corso di preparazione da parte dello Stato Maggiore austriaco. |
L’Ordine d’Operazione
di Horty prevedeva l’uscita, in tutta segretezza, delle sue
Unità |
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dalle
Basi Navali adriatiche, in tempo utile in modo da trovarsi al
tramonto dell’11 |
giugno nei punti prefissati, per
sferrare l’attacco contro le Unità impegnate negli |
sbarramenti
fissi e mobili del Canale ed alle Navi,che da dalle Basi italiane,
sarebbero |
accorse in loro aiuto. |
Il Gruppo Navale d’Attacco formato
da due moderne Navi da Battaglia “monocalibro”(4), |
otto
Incrociatori e relativa scorta di Caccia e Torpediniere,
dovevano schierarsi sulla |
congiungente Fanò-Santa Maria di
Leuca e acque antistanti Otranto. |
Il Gruppo di Sostegno, costituito
dalle Navi da Battaglia VIRIBUS
UNITIS, con a bordo |
il Comandante in Capo della Flotta,
due Incrociatori Pesanti e Scorta, erano destinate a |
trovarsi a mezza strada tra Valona e Brindisi. |
Il resto della Flotta,
comprendente le Navi da Battaglia SZENT ISTAVAN, TAGETOFF, 12 |
Incrociatori
e Scorta, dovevano affrontare le nostre Unità in uscita da Brindisi
e Bari. |
Il
teatro operativo dell’azione |
Furono inoltre predisposti
in agguato dinanzi a Valona e Brindisi, otto Sommergibili |
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tedeschi
e quattro austriaci, per la posa di torpedini sulle nostre rotte
di sicurezza. |
Un Gruppo di Idrovolanti
doveva, anticipatamente, bombardare le Aereobasi di Brindisi ed
Otranto. |
Tutto sembrava procedere
secondo i piani di Horty, ma vari indizi ed un’insolita attivita
in mare ed in cielo, fecero presagire agli Alleati quanto si stava
per compiere. L’intensificarsi degli attacchi aerei lungo
le nostre coste e le sortite di Navi e Sommergibili austriaci in
Adriatico, andavano in quel senso. |
Perciò, ristabilitesi
le condizioni meteo, fin’allora sfavorevoli, ripresero i voli
di perlustrazione degli Idrovolanti e delle nostre Unità Navali. |
Ma veniamo ai fatti. |
L’Operazione austriaca
iniziò, come da pianificazione, la sera dell’8 giugno alle
22,30. |
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Il Gruppo SANTO STEFANO, TEGETOFF
e VELEBIT, lasciarono Pola la sera del 9 |
alle 23,00, con
mezz’ora d iritardo del previsto, a causa delle difficoltà
nell’apertura |
dei varchi delle ostruzioni. |
I MAS 15 e 21 del C.C. Luigi Rizzo
e del G.M. Aonzo, scortati dalle Torpediniere 18 |
(C.C.
E. Sommati) e 15 “OS” (C.C. A. del Cornò), la notte del
10 giugno 1918, furono |
inviati in agguato, fino alle 02,00,
fra Guizza e Selve. |
L’incontro tra le nostre Siluranti
ed il Gruppo Navale austriaco non sarebbe avvenuto |
se,
un surriscaldamento di un cuscinetto della linea d’assi
della SANTO STEFANO, |
non fece ridurre la velocità a tutta
la Formazione,aumentando ulteriormente il |
ritardo
nella tabella di marcia. |
All’ora prevista, dopo un’ultima
esplorazione negativa, il Comandante Rizzo ordinò il |
rientro ad Ancona quando, nel
bagliore del crepuscolo, scorse a poppavia un denso |
La
SANTO STEFANO affonda |
fumo, foriero di un incontro col nemico. |
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Avvicinatosi a lento moto, per
evitare la formazione dei “baffi”, visibili con la |
fluorescenza marina, le nostre Siluranti si portarono a vista
del Gruppo Navale austriaco, che si presentò con la VELEBIT in testa,
seguita dalla SANTO STEFANO, e dalla TEGETOFF, scortate da sette
Unità disposte a cerchio intorno alla Formazione Principale. |
La decisione da parte
del C.C. Rizzo di attaccare fu immediata e penetrando all’interno
della Scorta, si portò alla distanza di 300 metri dalla SANTO STEFANO.
Manovrando ancora, per portarsi nell’ottimale angolo d’impatto
lanciò i suoi siluri. |
La
Nave, colpita in pieno, prima arrestò il suo moto, poi iniziò
a sbandare. |
Anche Aonzo lanciò contro
la TEGETOFF ma, per il difettoso sgancio dei siluri, dalle selle
a tenaglia, mancò il bersaglio. |
Improvvisa fu la reazione
della Scorta austriaca, che mosse verso i nostri MAS aprendo il
fuoco. |
Il Comandante Rizzo,
allontanandosi alla massima velocità, eluse la caccia lanciando
due bombe antisommergibile, che scoppiando a prora della Torpediniera
nemica a lui più vicina (5),
consenti alle Sue Unità di allontanarsi incolumi dalla scena d’azione. |
A poppa videro chiaramente la SANTO
STEFANO, attorniata dalla Scorta, sbandare |
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fortemente,
capovolgersi ed affondare (secondo il rapporto della
TEGETOFF, alle 06,05 |
in posizione 44°12’07’’
N – 14°27’05’’ E). |
Le perdite della Corazzata austriaca
furono di 14 morti e 75 dispersi, il resto |
dell’Equipaggio
fu recuperato dalle Unità di Scorta. |
Per l’azione di Premuda, al
Comandante Rizzo Le fu conferita la seconda M.O.V.M., la |
promozione
a Capitano di Fregata ed il titolo di Conte di Grado e
di Premuda. |
Ma esattamente due mesi prima, il
10 febbraio, Luigi Rizzo compì un’altra leggendaria |
impresa, passata alla storia come “la beffa di Buccari”
(6). |
Rizzo al Comando di tre MAS: il
“96”, con a bordo il C.F. Costanzo Ciano ed il Maggiore |
di Cavalleria G. D’Annunzio, il “95”
(T.V. E. Profeta de Sanctis) ed il “94” (S.T. del CREM |
A. Ferrarini), forzò prima la ben guardata strettoia della Varesina,
poi la baia di Buccari. |
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Il
MAS di Rizzo si disimpegna dal Caccia austriaco |
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Lettera
autografa con la firma dell’Ammiraglio Luigi Rizzo |
Lettera
di una delle Torpediniere che rimorchiarono i MAS |
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spedita
da Chioggia dalla “18 OS” il 13.8.1915 |
I MAS
, rimorchiati dalle Torpediniere 12 PN, 18 e 13 OS, furono scortati
da nove Unità. |
Inoltre, due Sommergibili
erano in agguato a Sud di Capo Promontore. |
La missione era di condurre
un attacco contro il naviglio militare e mercantile ancorato nella
baia. |
L’azione fu preceduta
da una ricognizione aerea fotografica, che accertò la presenza di
quattro Navi. |
Avvistati gli obiettivi,
i MAS lanciarono i loro siluri, che sfortunatamente scoppiarono
sulle reti di protezione, che circondavano le Unità nemiche. |
Comunque l’azione,
pur non causando danni materiali, fu di alto valore per l’influenza
morale, che ebbe sugli austriaci. |
D’Annunzio, prima
di lasciare la baia, lasciò in mare tre bottiglie contenenti frasi
di scherno per la Flotta austriaca (7). |
Ma l’ultimo atto
del drammatico conflitto contro l’impero austro-ungarico,
non era stato ancora scritto. |
Agli inizi di settembre
1918, l’Austria fece i primi approcci presso l’Intesa,
per ottenere un onorevole armistizio. Alla fine dello stesso mese,
la Bulgaria seguita dalla Turchia conclusero armistizi separati. |
Mentre all’inizio
di ottobre, il Cancelliere tedesco von Baden accettava le trattative
di pace degli Alleati, l’Austria, segretamente, tramava per
cedere la Flotta, che si era nel frattempo concentrata a Pola, alla
nascente Jugoslavia. Alcune Navi avevano, addirittura, già inalberato,
a nostra insaputa, la bandiera jugoslava |
Ciò era una palese mossa,
che disconosceva la nostra vittoria, negando la legittima pretesa
degli italiani di ottenere le sue Navi in conto riparazione dei
danni di guerra. |
La Marina allora, per contrastare quella sciagurata
iniziativa, ordinò l’attacco alla Base Navale di Pola. |
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Fronte
e retro della cartolina raffigurante la VIRIBUS UNITIS, con
timbro postale della Nave –spedita da Pola il 14 novembre
1914 |
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L’azione, fu condotta
impiegando lo “Apparecchio Rossetti” o “mignatta”
(8), pilotato dallo
stesso ideatore, Maggiore del Genio Navale Raffaele Rossetti e dal
Tenente Medico Raffaele Paolucci, copilota. |
Alle 22,13 del 31 ottobre,
la Torpediniera “65 PN”, in prossimità della diga foranea
del porto di Pola, liberò dal cavo di rimorchio la “mignatta”. |
Sulla Torpediniera era
imbarcato il Comandante della Spedizione C.F. Costanzo Ciano ed
il Poeta e patriota Sem Benelli. |
Superando una lunga serie
di ostruzioni, entrarono nella munitissima Base Navale. |
Alle 04,30 del 1° novembre,
Rossetti e Paolucci, a cavallo della “Mignatta”, si
portarono a prora della VIRIBUS UNITIS. |
Dopo avere affondato
il “Mezzo”, applicarono le cariche esplosive allo scafo
della Corazzata ed a quello del WIEN, una grossa Nave da Carico. |
Scoperti dalle vedette
austriache, vengono portati a bordo della VIRIBUS UNITIS e nell’imminenza
dello scoppio delle cariche, avvertirono il Comandante (9),
consigliando di ordinare all’Equipaggio di abbandonare la
Nave, per evitare l’inutile perdita di vite umane. |
Alle 06,30, ci fu la
deflagrazione, che scosse, con un cupo boato, la maestosa Nave. |
Dopo dieci minuti l’Unità,
vanto della Marina austriaca, s’inabissava, mentre i nostri
coraggiosi Ufficiali, a nuoto raggiunsero la banchina dove vengono
fatti prigionieri. |
A Rossetti e Paolucci,
esecutori della memorabile impresa, fu concessa la Medaglia d’Oro
al V.M.. |
La loro impresa sventò
le oscure trame austriache e il 24 marzo 1919, a Venezia, la quasi
totalità della loro Flotta si consegnò alla nostra Marina. Un’aliquota
minore fu consegnata alla Francia. |
Nel corso della guerra
la Marina italiana collaborò con la più alta percentuale di Navi
rispetto agli Alleati, effettuando 56.000 missioni di guerra per
quasi 2.000.000 di ore di moto, percorrendo 26.000.000 di miglia. |
Le Unità impegnate furono
1.080 (785 da guerra, 45 da carico e 250 di uso locale. |
Gli Alleati impiegarono
sul nostro Mare solo 25 Unità da guerra e 45 da carico. |
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Note: |
(1)
– Isola dell’arcipelago dalmato a sud di Lussino |
(2)
– Durante la Terza Guerra d’Indipendenza, il
20 luglio 1866, nelle acque di Lissa ci fu lo scontro tra la nostra
Flotta, guidata dall’Amm. Persano e quella austriaca dell’Amm.
Tegetoff. Nonostante il comportamento eroico individuale furono
affondate le nostre “PALESTRO” e “RE D’ITALIA”.
In quell’occasione, si dice, che Tegetoff pronunciò la frase:
“Navi di legno con teste di ferro hanno vinto Navi di ferro
con teste di legno”; |
(3)
– Ammiraglio (1868-1957). Frequentò l’Accademia
Navale di Fiume. Da Capitano di Corvetta fu Aiutante di Campo dell’imperatore
Francesco Giuseppe. Nel 1918, promosso Ammiraglio, ebbe il Comando
della Flotta austro-ungarica. Nel 1920 fu eletto reggente d’Ungheria; |
(4)
– Il progetto della Corazzata “monocalibro”
fu del Gen. Isp. del Genio Navale Vittorio Cuniberti, che già nel
1903 effettuò uno studio di quel nuovo tipo di Unità. Il suo saggio,
pubblicato sul “Jane’s Fighting Ships”, fu ripreso
dall’Ammiragliato inglese, che rielaborò adattandolo alle
proprie esigenze. Nacque così la DREADNOUGHT (NON TEMEVA NESSUNO).
La nostra prima “dreadnought” fu la Nave da Battaglia
DANTE ALIGHIERI |
(5)
– La Scorta austriaca valutò l’attacco dei nostri
MAS in coordinamento con i Sommergibili, pertanto abbandonarono
l’inseguimento per proteggere il resto della loro Formazione; |
(6)
– Profonda baia del Quarnaro ad Est di Fiume;; |
(7)
- Il messaggio, di D’Annunzio, nelle bottiglie
era:”In onta alla cautissima flotta austriaca occupata a covare
senza fine dentro i porti sicuri la gloriuzza di Lissa, sono venuti
col ferro e col fuoco a scuoterne la prudenza nel suo più comodo
rifugio i Marinai d’Italia, che si ridono di ogni sorta di
reti e di sbarre, pronti sempre a “osare l’inosabile”.
E un buon compagno, ben noto, il nemico capitale, fra tutti i nemici
il nemicissimo, quello di Pola e di Cattaro, e venuto con loro a
beffarsi della taglia. Gabriele d’Annunzio”. La taglia
era quella messa su di Lui dal governo austro-ungarico; |
(8)
– Detto “Mignatta”, progenitore del “Maiale”,
impiegato nella 2^ Guerra Mondiale; |
(9)
– In quel momento, al Comando della Flotta austro-ungarica,
al posto di Horty, c’era, il neo Ammiraglio Podkapolski. |
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