L'AFFASCINATE STORIA DELLE NOSTRE NAVI ATTRAVERSO I DOCUMENTI
POSTALI |
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LA LEGGENDARIA VITA
DELLA “SAN GIORGIO” |
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Immagini e articolo del C. Amm. Aldo Gabellone (Socio del Gruppo di
Taranto) |
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La Regia Nave SAN GIORGIO
(1), “veterana di tre
guerre”, è un’altra Unità che è entrata nella storia, anzi nella
leggenda della nostra Marina. |
L’epica e strenua difesa della Piazzaforte di
Tobruk, portata fino al suo estremo sacrificio, l’eroico
comportamento dell’Equipaggio, che destando l’ammirazione e la paura
degli avversari, creò anche il suo alone d’imbattibilità. |
Sulla SAN GIORGIO, l’Alto Comando britannico arrivò a
mettere una taglia di 5.000 sterline per il suo affondamento. |
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L’Incrociatore Corazzato SAN GIORGIO alla sua
entrata in servizio |
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Cartolina spedita da Genova il 21
gennaio 1913 |
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Classificata Nave da Battaglia di 1^
classe, fu impostata nella metà del 1905 – Aveva un dislocamento a
pieno carico di 11.300 tonnellate – Apparato motore formato da 14
caldaie e due motrici alternative verticali a triplice espansione
della potenza di 18.000 C.V. – Velocità 23,2 nodi – Autonomia di
3.100 miglia a 12 nodi – Armata con 4 cannoni binati da 254/45, 8
binati da 190/45, 18 da 76/40, 2 da sbarco da 47, 2 mitragliere e 3
tubi lanciasiluri da 450 mm. – L’Equipaggio
era formato da 30 Ufficiali e 669
Sottufficiali Sottocapi e Comuni. |
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Il suo motto era: “TUTOR ET ULTOR”
(Protettore e vendicatore) |
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Ad ogni attacco
aereo veniva data per distrutta, ricomparendo poi al suo posto nella
successiva verifica della ricognizione aerea. L’autorevole
quotidiano inglese Daily Mirror scrisse a proposito della SAN
GIORGIO: “…vascello fantasma dell’olandese volante solo che
questo appare e scompare sempre nello stesso luogo …” e
un Ufficiale fatto prigioniero e portato a Tobruk, guardando la Nave
esclamò: “Ah, quella sarebbe la
famosa SAN GIORGIO che
tanti di noi hanno affondato!” |
La SAN GIORGIO, con la SAN MARCO della stessa
classe, furono progettate dal Generale del Genio Navale Eduardo
Masdea (2), apportando
delle migliorie rispetto agli Incrociatori Corazzati classe PISA.
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Alla fine del 1936 la nostra Nave fu
sottoposta a radicali lavori di trasformazione ed ammodernamento,
mentre la SAN MARCO fu adattata per svolgere il compito di Nave
bersaglio radiocomandato. |
La lunga vita della SAN GIORGIO iniziò il 1°
luglio 1910. |
Subì, altresì, due sfortunati ed
imprevedibili eventi: il primo, avvenuto il 12 agosto 1911 quando,
nel collaudare i comandi elettrici ed a vapore del timone
(4), s’incagliò sulla,
notoriamente infida, secca della Gaiola, nel golfo di Napoli. Il
secondo il 21 novembre del 1913, arenandosi sulla spiaggia di S.
Agata, in prossimità di Messina.
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In
tutti e due i casi fu accertata la casualità dei sinistri. |
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Fronte e
retro della cartolina ricordo per il varo della Nave |
Spedita da
Castellammare di Stabia il giorno della cerimonia il 27.7.1908 |
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.Fu scelta come Nave di Bandiera da molti
Ammiragli Comandanti di Divisione (3) e durante la grande esercitazione navale del 9 agosto
1910, dal Capo di Stato Maggiore della Marina Ammiraglio Bettolo. |
Si distinse nella guerra contro la Turchia,
partecipando alle operazioni di bombardamento di obiettivi
strategici e in appoggio ai Reparti terrestri per la conquista della
Libia e del Dodecanneso. |
Nel primo conflitto mondiale svolse numerose
missioni di guerra nelle acque dell’Adriatico meridionale. Fu in
prima linea nel bombardamento di Durazzo e nella difesa dello
sbarramento mobile del Canale d’Otranto. |
Ora, per conoscere meglio la nostra SAN
GIORGIO, è quanto mai opportuno rivisitare sinteticamente la sua
attività in tempo di pace.
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Sorvolando le periodiche esercitazioni navali
e soste per lavori di manutenzione, le sue Campagne operative più
importanti furono quelle degli anni: |
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1922, nel Mediterraneo Centrale ed Orientale con le
dislocazioni nei Mari libici in compiti di polizia coloniale; |
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1923, nel Levante ed isole dell’Egeo; |
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1924/25, nella Campagna di Istruzione degli allievi
dell’Accademia Navale, durante la quale sostò nei maggiori porti
dell’America Centrale e Meridionale e la successiva dislocazione in
Estremo Oriente; |
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1926/28, nel Mar Rosso ed Oceano Indiano; |
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1928-1935, a Pola per l’addestramento pratico degli allievi
del C.R.E.M.; |
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1936, nelle crociere del Mediterraneo Orientale e lungo le
coste libiche. Allo scoppio della guerra civile spagnola operò nelle
acque iberiche, sostando a Barcellona e Baleari; |
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1938/39, con il Gruppo Navi Scuola compì altre due Campagne
di Istruzione, nel Mediterraneo, per gli allievi dell’A.N. |
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La R.N. SAN GIORGIO durante le
operazioni di |
disincaglio dalla secca della Gaiola (Napoli)
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Intanto fosche nubi di guerra si
stavano affacciando sull’Europa, che poi, drammaticamente, |
si estero minacciando il mondo intero. |
Nel mese di maggio 1940, ormai prossimi
all’entrata in guerra dell’Italia, Supermarina |
ordinò alla Nave di trasferirsi a Tobruk per la difesa della
Piazzaforte Marittima. |
In quella sede ebbe inizio la leggenda
della sua invulnerabilità, divenendo l’indomabile |
“Leonessa di Tobruk” |
Il 22 novembre 1940
imbarcò il Capitano di Fregata Stefano Pugliese
(5), suo ultimo
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Comandante
(6). |
Gli attacchi aerei
alla Nave iniziati subito dopo il suo arrivo s’intensificarono in
seguito alla caduta di Bardia, aumentando sempre di più nel numero
di ondate e velivoli impegnati. Quelli notturni erano ormai
ininterrotti. |
Con gli inglesi in
prossimità della cinta periferica della città, la SAN GIORGIO iniziò
a battere, con le sue artiglierie anche obiettivi terrestri
nell’intento di ritardarne la caduta.
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Ora i bombardieri,
oltrepassando la linea di difesa della Nave, iniziarono a mettere a
segno le loro bombe, provocando morti e feriti tra l’Equipaggio. |
Sulla Nave, ancora
intatta, le munizioni erano esaurite ma non esausta la volontà dei
Suoi uomini a difenderla. |
Al Comandante
Pugliese, per evitare che la Nave cadesse in mani nemiche, non
restava altra scelta se non la più drammatica delle decisioni per un
Comandante: ordinarne la distruzione. |
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Fronte e retro della lettera spedita
da Buenos Aires il 18 agosto1924 |
durante la Campagna di Istruzione
degli allievi dell’Accademia Navale |
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Certamente avrebbe
voluto prendere il Mare e combattere sino alla fine, nel suo
elemento naturale, ma sarebbe stato un inutile sacrificio per i Suoi
uomini.
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Non poteva altresì
autoaffondarla, perché il fondale nella rada non era sufficiente a
sommergere tutto lo scafo.
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Perciò,l’unica
soluzione possibile era quella di farla saltare in aria. |
Chiamato a raccolta
l’Equipaggio, con a fianco i suoi diretti collaboratori, fece
appello ai sentimenti di tutti, perché continuassero a fare, fino
all’ultimo, il proprio dovere. |
Alle 20,15 del 21
novembre 1941, il Comandante Pugliese avviò i preparativi per la
distruzione dell’Unità. |
A mezzanotte, quando
tutto fu portato a termine, ordinò di abbandonare la Nave. |
Restò a bordo con
Lui solo il personale addetto all’accensione delle cariche
esplosive. Alle 00,30 del giorno 22, ordinò alla squadra di
distruzione di dare fuoco alle micce e subito dopo saltare in acqua.
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Come vuole la
consuetudine navale, fu l’ultimo a lasciare la Nave. |
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Fronte e retro della cartolina spedita da Shanghai il 20 gennaio
1925 durante la dislocazione della
SAN GIORGIO in Estremo Oriente |
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Giunto a terra si
unì all’Equipaggio e attese la fine della Sua Nave. Mentre
iniziarono a catena le deflagrazioni dei depositi munizioni
secondari, la SAN GIORGIO, ancora integra si stagliava possente sul
Mare. Solo allora, il Comandante si rese conto che qualche carica
non era stata attivata per il probabile spegnimento della miccia. |
Fu in quel momento
che emerse nel Comandante Pugliese la vera essenza dell’indole
“calabrese” che circolava nel Suo sangue. Con tenace caparbietà,
vincendo le ragionevoli resistenze dei Suoi più vicini
collaboratori, decise di tornare a bordo per portare a compimento
la distruzione della Nave. Si rendeva perfettamente conto dei gravi
rischi che correva e con un ristretto numero di uomini, che si
offrirono volontari ritornò a bordo, constatando la fondatezza dei
suoi timori. Riaccese le micce e sparsi alcuni bidoni di benzina nel
locale attiguo al deposito munizioni principale, ordinò agli uomini
di lasciare definitivamente la Nave. |
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Fronte e retro della
cartolina spedita da Barcellona il 26 ottobre 1936
|
durante la
dislocazione della SAN GIORGIO nelle acque iberiche |
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Ormai circondato
dalle fiamme, avvolto in una densa coltre di fumo ed esausto, si
avviò verso prora e lungo la catena dell’ancora raggiunse il mare in
fiamme. Al limite delle forze si rifugiò su una boa, posta ad una
trentina di metri dall’Unità. |
Da lì, con i superstiti, attese di
essere, inevitabilmente, travolto dallo scoppio della Nave. |
Così non fu! |
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La SAN GIORGIO dopo i lavori di
trasformazione |
La SAN GIORGIO prima del trasferimento a Tobruk |
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Nel Suo rapporto il Comandante
Pugliese, con succinte ed essenziali parole, descrisse i
drammatici eventi che seguirono, fino al lacerante boato che udì
ed al profondo silenzio che lo seguì. |
Si svegliò al Pronto Soccorso.
Seppe della Base Navale, caduta in mano agli inglesi e dei due
compagni restati per sempre sulla Nave. |
Nella mente
rivide scorrere i volti i volti del Suo Equipaggio e dei due
collaboratori, che sacrificarono la loro giovane vita
nell’adempimento del dovere |
Per l’eroico comportamento
dimostrato, tutti furono decorati (7).
In particolare, la Medaglia d’Oro, massima onorificenza al V.M.,
fu assegnata: alla Bandiera di Combattimento della SAN GIORGIO,
al Comandante Pugliese e “alla memoria” ai due valorosi caduti. |
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Note: |
(1) – Prese il nome
del Santo guerriero della Cappadocia, vittorioso condottiero nel
Peloponneso. Subì il martirio sotto Dioclezano. Dal 1090 è il Santo
Protettore di Genova; |
(2) -
Eduardo Masdea (Napoli 1894 – Roma
1910). Fu uno dei maggiori Ingegneri Navali della nostra Marina.
Progettò anche le Navi della classe “Regioni” o “LOMBARDIA”,
“GARIBALDI”, “GIULIO CESARE” “LEONARDO DA VINCI” e “CONTE DI
CAVOUR”. Fu Senatore del Regno; |
(3)
– Sulla SAN GIORGIO alzarono la loro
insegna gli Ammiragli Bettolo, Paladini, Pepe, Lovatelli, Bonaldi,
Conz e Iachino; |
(4)
– La Nave aveva un solo timone
semicompensato con possibilità di essere manovrato da quattro
stazioni, ubicate: nella Plancia Comando, Torre di Comando, stazione
subacquea e l’ultima “a braccia” in un compartimento a poppavia del
locale agghiaccio; |
(5)
– Stefano Pugliese (Catanzaro 1901 -
Cirò Marina-1978 ). Medaglia d’Oro al Valore Militare. Al rientro
della prigionia proseguì la sua carriera in Marina. Da Ammiraglio di
Squadra, negli anni 1959-1962 fu a Taranto quale Comandante in Capo
del Dipartimento Marittimo dello Ionio e del Canale d’Otranto; |
(6)
– Tra i Comandanti, che si alternarono
in Comando, si ricordano i Capitani di Vascello: Capomazza, Todisco,
Cacace, Genovese, Bollo, Rainer, e Nunes; |
(7)
– Oltre alle Medaglie d’Oro,
all’Equipaggio furono conferite: 5 Medaglie d’Argento , 16 di
Bronzo. e 237 Croci di Guerra al V.M.. |
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