ATTIVITA'
 
11 settembre 2020
 
86° Anniversario della Fondazione del Gruppo
 
 

Il giorno 11 settembre c.a. il Gruppo di Taranto ha festeggiato l’86° Anniversario della Fondazione presso il Circolo

Sottufficiali M.M. di Taranto.

 

In apertura della Cerimonia l’Amm. Pietro VIVENZIO (Vice presidente del Gruppo) ha designato la figura del

Comandante Francesco DELL’ANNO Medaglia d’oro al V.M. a cui è intitolato il Gruppo di Taranto.

 

A seguire ha relazionato un suo studio intitolato “ Mare e la nostra storia”

 

Alla fine della Cena è stato donato a tutte le donne una rosa.

 
 
I partecipanti
 
IL CONVEGNO
 
Il Presidente C. Amm. Nicolò MARASCIULO mentre dona la rosa a due noste gentil Socie
 
 

LA RELAZIONE

 

IL MARE E LA NOSTRA STORIA

 La terra vista dallo spazio appare nel suo colore particolare azzurra proprio per la presenza degli oceani. L’oceano o il mare ha un ruolo fondamentale sulla nostra vita di tutti i giorni. Il mare produce la maggior parte dell’ossigeno che respiriamo ed è la fonte principale per l’alimentazione e la salute di tutti. La maggior parte della fauna del nostro pianeta è marina circa 240.000 specie diverse vivono nel mare, ma si ritiene che molte sono ancora da scoprire. La flora sottomarina , costituita principalmente di alghe, è lei che ci fornisce l’ottanta per cento dell’ossigeno, appena accennato, utile alla fauna marina e terrestre. Il mare è un termoregolatore, mitiga il clima delle terre che bagna rendendole non eccessivamente calde ne eccessivamente fredde. Fornisce cibo come il pesce, i molluschi, i crostacei, ecc. Nell’ultimo secolo, pur restando legati alla pesca , siamo passati all’allevamento intensivo del pesce. Finalmente ci si è resi conto in tantissimi che l’indiscriminato utilizzo delle risorse ittiche non può continuare e ugualmente va controllato lo sversamento di inquinanti specialmente la plastica, sostanza che subdolamente è entrata, con i minuscoli frammenti che si confondono con il plancton, nella catena alimentare mettendo a repentaglio la fauna marina e di conseguenza anche noi che siamo l’ultimo anello della catena alimentare. E’ opportuno che ciascuno di  noi faccia la sua parte per il rispetto e la salvaguardia della salute del mare e nostra. Quindi il mare nonostante la sua vastità non va saccheggiato in modo indiscriminato, le sue risorse non sono illimitate come pensavano gli antichi. Per catture eccessive alcune specie rischiano l’estinzione. Il mare copre il 71% della superficie terrestre, il 94% delle specie viventi sono acquatiche.

Del fondale marino è stato esplorato soltanto per il 5% , è più conosciuta la superficie lunare che il fondale marino. Sulla luna ci sono stati in momenti diversi 12 uomini, nella fossa delle Marianne nell’oceano Pacifico, la più grande profondità marina di ben 11 chilometri è stata visitata in batiscafo da soli tre uomini il primo fu Piccard con il batiscafo Trieste costruito a Monfalcone per la U.S. Navy.

 La più lunga catena montuosa della terra si trova sott’acqua la  Catena Media Atlantica “Mid Ocean Ridgeche” si estende per la bellezza di 65.000 chilometri. Nel fondo degli oceani giacciono più manufatti di quelli custoditi nei musei, mi riferisco ai relitti, secondo una stima attendibile si aggirano intorno al milione e la maggior parte è ancora da scoprire.

Gli oceani sono attraversati da correnti marine, degli immensi fiumi che rimescolano e rigenerano le acque molte sono nelle profondità marine. Nei fondali più inaccessibili a grandi profondità vivono esseri particolari e batteri non presenti sulla superficie. Ci troviamo dinanzi ad un immenso continente da scoprire e le immense risorse che nasconde come petrolio, gas ecc. sono e saranno oggetto di contenzioso fra le nazioni per il loro sfruttamento. Il mare ci fornisce delle energie rinnovabili, dalle onde, dalle maree non quelle mediterranee che non raggiungono il metro ma le atlantiche e pacifiche si aggirano sui cinque metri, le correnti marine con turbine sono in grado di generare energia costantemente. Quasi il 90% delle merci mondiali viaggia via mare.

Il nostro mare è il Mediterraneo che occupa una superficie di chilometri quadrati 2.500.000  ed è profondo al massimo 5.270 metri presso le coste Greche del Peloponneso con uno sviluppo costiero di 46.000 chilometri, le nostre coste sono lunghe 7.914 chilometri, la regione con la costa più estesa è la Sardegna. Il Mediterraneo deve il suo nome al latino in mezzo alle terre “MEDITERRANEUS”- gli Stati che sono bagnati dalle sue acque contano 850.000.000 di abitanti. Il Mediterraneo cinque milioni di anni fa non esisteva,  l’Atlantico ruppe l’ostacolo tra Gibilterra e l’Africa formandolo. Il Mediterraneo aveva un sola via di comunicazione con l’oceano attraverso le mitiche Colonne d’Ercole, presso Gibilterra,. Il Mediterraneo si è dimostrato essere un bacino abbastanza grande da consentire nel passato a delle civiltà di svilupparsi senza scontrarsi, con vantaggi reciproci stabilendo contatti e mercati stabili fra loro. Tutto ciò venne reso possibile dalle navi, una delle più antiche fra queste e che ha servito l’umanità per circa 3.000 anni è la Galea o Galera. Quando Napoleone entrò nell’Arsenale di Venezia trovò delle galere in costruzione; il suo nome deriva da galeos che in greco significa pesce spada. La galea era quella usata da Odisseo , il Re, il guerriero, il navigatore, l’ambasciatore, il fine consigliere; forse un mito non sapremo mai se Ulisse è esistito per davvero, ma nell’età del bronzo la galea c’era. Due grandi civiltà che avevano rapporti commerciali via mare in tempi remoti furono la minoica e la civiltà egizia, le navi cretesi andavano in Egitto navigando a vela, il ritorno era pesante in quanto i venti prevalenti erano contrari ed era necessario fare ricorso ai remi. La via commerciale venne chiamata in seguito la grande carovaniera e contribuì alla distribuzione in Europa dell’albicocco, del nespolo, del melograno, della palma da datteri, dell’anguria , melone , dell’arancio, mandarino e limone. Dallo  Jemen arrivava l’incenso, dall’Arabia la gomma arabica e più tardi dall’Abissinia il caffè. Il commercio avveniva con navi che tramite il mar Rosso portavano la merce in Egitto dove veniva sbarcata e via terra raggiungeva le sponde del Mediterraneo. Fin dall’antichità i Faraoni egiziani sentirono la necessità di aprire un nuovo collegamento tra il Mediterraneo ed il mar Rosso e costruire un canale artificiale. Secondo Erotodo il Faraone Nekao II della 26° dinastia nel 600 a. c. per primo ebbe questa idea ed inizio’ gli scavi che non riusci ad ultimare, l’opera fu completata dal Re di Persia Dario I conquistatore dell’Egitto. Il canale venne successivamente restaurato nel 250 a. c. dal Faraone Tolomeo II. Il canale nei tratti desertici era facilmente preda di  insabbiamenti e per questo venne abbandonato e dimenticato. Un fatto storico meno noto riguarda Antonio e Cleopatra, dopo la sconfitta di Azio “2 settembre del 31 a. c.” tentarono  di salvarsi fuggendo verso l’Africa con il tesoro reale attraversando il Canale dei Faraoni. I due percorsero il tratto del delta tranquillamente ma la navigazione fu interrotta nel deserto dal solito  insabbiamento. Le navi vennero trascinate su dei tronchi verso il tratto percorribile, quando improvvisamente furono attaccati da tribù ribelli che depredarono la prima nave, incominciarono a litigare per la spartizione del bottino ed infine bruciarono la nave. La scorta armata che portavano al seguito era limitata e furono costretti a ritornare indietro. La mancata manutenzione del canale li costrinse al destino che conosciamo. Nel XVI secolo i Veneziani videro il loro commercio con l’oriente in gravissima crisi. I Portoghesi con le loro grandi caracche, navi per l’epoca eccezionali, arrivavano a stazzare fino a 2000 tonnellate, con quattro alberi circumnavigavano l’Africa e compravano le spezie nello Jemen, accaparrandosi le preziose merci in anticipo; le navi venete e genovesi tornavano semivuote. I mercanti veneziani pensarono di aprire l’antica via d’acqua ma si resero conto dell’impraticabilità dei vecchi tracciati, troppo esposti ed il canale troppo stretto e pensarono ad un nuovo canale che avrebbe come tracciato ricalcato l’attuale. Non avvenne nulla, le Autorità ottomane non presero in considerazione la richiesta. Del canale si discusse ad Istambul ed in Egitto dove le discussioni durarono per tutto il XVI secolo. Nel 1799 Napoleone, mentre era in Egitto, pensò di costruire il canale, i suoi ingeneri militari sbagliarono i rilievi, secondo i loro calcoli tra il Mediterraneo, più basso, ed il mar Rosso, più alto, vi era un dislivello di poco oltre i dieci metri. La realizzazione del canale doveva prevedere non solo uno scavo, ma anche la realizzazione di complicate e costose chiuse, l’idea fu quindi abbandonata.   Nel 1833 un francese Prospero “detto Perè” Enfatin decise di costituire una compagnia per la progettazione del  canale, nonostante il disinteressamento delle autorità locali. La compagnia giunse a buoni risultati, i rilievi fatti dai suoi rivelarono che il dislivello tra il Mediterraneo ed il Mar Rosso era insignificante, quindi non vi erano problemi di chiuse, ed il costo per la realizzazione era accettabile. La realizzazione del canale fu possibile con la partecipazione al grande sogno di Ferdinando Lasseps diplomatico francese in Egitto dal 1830 con il suo saper fare trasformò l’idea in una realtà che portò il Mediterraneo ad assumere una maggiore importanza strategica e proiettò le potenze mediterranee verso l’oriente vicino ed estremo ed anche  l’Africa orientale. Il diplomatico contribuì indirettamente all’ammodernamento delle flotte mercantili, in quanto per transitare nel canale erano necessarie navi motorizzate ed allora nel 1860 solo il 5% lo era. La finanza per questo ultimo motivo pratico e tutt’altro che insignificante riteneva l’affare del canale fallimentare. Lasseps  ben introdotto negli ambienti che contavano egiziani e parigini riuscì ad avere le necessarie autorizzazioni e creò la compagnia per la costruzione del canale, ebbe la concessione dei terreni necessari alla costruzione del canale per 99 anni. Lasseps si avvalse della collaborazione dell’ingegnere Negrelli trentino che redasse il progetto” allora il Trentino faceva parte dell’Impero Austroungarico”. Negrelli nativo di Fiera di Primiero era un famoso e valido ingegnere aveva progettato e diretto i cantieri per la realizzazione delle ferrovie elvetiche e del Lombardoveneto. Il Negrelli non vide la realizzazione dell’opera. Il canale venne costruito tra il 1859 ed il 1869, il primo attraversamento avvenne nel 1867, l’inaugurazione avvenne il 16 novembre del 1869 con la partecipazione dell’imperatrice di Francia Eugenia con a fianco Lasseps a bordo del panfilo imperiale francese, la seconda nave del corteo era il panfilo del Vice Re d’Egitto, seguiva la nave più grande del corteo con Francesco Giuseppe Imperatore d’Austriaungheria, se fosse stato in vita Negrelli lo avrebbero visto al fianco del suo Imperatore “ Negrelli era stato elevato a nobile per il lustro dato all’Impero”, seguiva la nave del Re di Prussia, il Re d’Italia era rappresentato dal Duca D’Aosta che pensò di ritornare in patria  perché il Re Vittorio Emanuele stava male. Il costo dell’opera risultò il doppio di quanto previsto, durante la costruzione morirono in incidenti sul lavoro 125.000 operai “questi caduti erano considerati martiri del progresso, la salvaguardia della vita e la salute degli addetti non era presa in considerazione”.

 Alla costruzione parteciparono gente di vari paesi tra cui gli italiani  le comunità più numerose furono la calabrese, toscana e dalmata. Alla costruzione il canale era lungo poco oltre i 163 Km profondo 8 m e consentiva il transito ad unità che pescavano 6,7 metri era largo 53 m. . Gli Egiziani, con un enorme debito pubblico, barattarono questo con la loro presenza nella compagnia per la gestione del canale, in favore degli Inglesi. Per motivi di tempo non dirò della guerra anglo egiziana , e nemmeno mi soffermerò sulla prima guerra mondiale quando gli Ottomani con l’esercito al comando di un generale tedesco tentarono in vano di prendersi il canale. Durante la seconda guerra mondiale Noi ed i Tedeschi arrivammo nelle vicinanze del canale , negli anni 50 dopo la cacciata di Re Faruk d’Egitto, Nasser nazionalizzò il canale e vi fu la crisi tra Francia , Inghilterra ed Israele alleati contro gli Egiziani spalleggiati dalla Russia che minacciò di intervenire. Francia ed Inghilterra furono costrette al ritiro erano diventate potenze di secondo ordine. La guerra dei sei giorni tra Egitto ed Israele. Siamo ai giorni nostri con la Cina fortemente interessata ai commerci con l’occidente ha investito, insieme alla alleata Russia, somme ingenti ed ha costruito in Egitto industrie, siti per lo smistamento dei containers. Ecc.. L’investimento più rilevante cinese è stato  lo ammodernamento  del canale che si concluderà nel 2023: il canale tra l’altro già realizzato è diventato lungo 193 Km è stato inaugurato nell’agosto del 2015 “sempre in pompa magna con un corteo navale con in testa il Presidente Alsisi” imbarcatosi sulla nave del Vice Re che inauguro’ il canale nel 1866” ha una seconda corsia di 35 Km che consente il transito delle navi in due direzioni.  Il canale migliorato consente il passaggio a navi moderne  ha infatti una profondità di 24 m consentendo il transito a navi con pescaggio di 20m e largo tra i 205 e 225m. Le navi hanno ridotto il tempo di percorrenza da 15 ore a 11 ed oggi è possibile far transitare in un giorno 97 navi contro le 49 del passato. Le merci da e per l’Italia sono 93,8 milioni di tonnellate , di queste 30,6 milioni di tonnellate sono transitate da Suez. Secondo i moderni canoni, le merci viaggiano come un fiume che scorre e porta i suoi benefici, quindi contano velocità, l’assistenza, porti attrezzati ed una efficiente infrastruttura alle spalle che consente di avviare velocemente le merci a destinazione, un buon sistema di digitalizzazione che consente di monitorare l’andamento delle merci in tutte le fasi, queste attività sono definite sistema Paese. Con il potenziamento di Suez sono aumentati i transiti di merci del 30%; purtroppo per l’Italia abbiamo registrato una diminuzione, se guardiamo i dati di un decennio che tengono conto anche di altri fattori vediamo che tra il 2007 ed il 2017 la quantità di merci in percentuale in transito per l’Italia è passata dal 12% al 10%. I porti che si sono avvantaggiati del nostro declino sono stati quelli Spagnoli ed il porto del Pireo ad Atene. Il nostro Paese per la sua posizione geografica doveva giovarne più degli altri anche se i concorrenti riescono ad offrire tariffe più basse. Il nostro Paese che per primo in Europa si era dotato di autostrade si trova in una situazione deficitaria nelle infrastrutture ferroviarie e stradali in modo particolare al sud. L’allargamento del canale doveva portare nei nostri porti tante navi  e quindi migliaia di posti di lavoro. Tutto questo non è avvenuto perché le nostre autostrade sono pericolose, intasate di traffico e di cantieri “in attività per eliminare i pericoli”. In Sicilia le ferrovie sono praticamente inesistenti e le strade in ginocchio escludono economicamente l’impiego di quei porti, una nave che viaggia a venti nodi poco meno di 40 Km l’ora per raggiungere Genova , senza scali intermedi, per esempio partendo da Palermo impiegherebbe meno tempo di un tir che in autostrada viaggia a 90/100 Km l’ora. Nel resto del sud peninsulare le autostrade vanno meglio ma le linee ferroviarie hanno pesanti inadeguatezze come la tratta Taranto Napoli, ha tempi di percorrenza di sei ore per poco oltre 300 chilometri ed è a binario unico, analogamente sulla linea ferroviaria adriatica troviamo un tratto tra Molise e Puglia a binario unico. Abbiamo una forte necessità di ammodernare le nostre infrastrutture per recuperare il tempo perduto e magari costruire il ponte sullo stretto. La deidustrializzazione che ha colpito specialmente il sud ha aggravato la situazione dei porti interessati con minori merci in arrivo e partenza. Gli ultimi accordi fatti con la Cina vedranno in ottima posizione il porto di Trieste “scalo naturale per l’Austria e la Germania”. Oggi assistiamo alla pessima situazione in cui si trova Genova con il più importante porto nazionale, il secondo del Mediterraneo, la città ed il suo porto sono praticamente paralizzati per andare da un posto all’altro in città ci vogliono diverse ore. Il sistema Italia ha perso dei clienti che dovrà recuperare in fretta e per farlo deve necessariamente rinnovare e migliorare le sue infrastrutture. Per migliorare la situazione della portualità, il governo ha assegnato ad alcune aree delle condizioni di vantaggio o speciali che si chiamano Z. E. S. acronimo zona economica speciale, queste aree godono d’ esenzioni fiscali sono state costituite con lo scopo di attrarre capitali esteri e rinvigorire le attività portuali. L’iniziativa è nella giusta direzione. La Z. E. S. sono la creazione di un porto franco a Trieste, a Venezia, una zona franca a Gioia Tauro, altra zona franca è prevista per il porto di Taranto. Sono previste in totale cinque zone Z. E. S. nel sud tra Sicilia, Calabria, Campania, Basilicata e Puglia. Le regioni Molise e Abruzzo avranno anche loro dei vantaggi in quanto sono considerate aree di transito. I su detti benefici approvati dalla CEE dureranno 7 anni prorogabili se avranno esito positivo per altri 7 ed altri sette ancora. Con un acronimo  simile Z E E “secondo gli accordi internazionali riguarda lo sfruttamento delle ricchezze del fondale oceanico al di fuori delle acque territoriali per una distanza di 400 miglia marine, ”vengono definite zone di esclusiva pertinenza per lo sfruttamento degli eventuali giacimenti sottomarini spettanti allo Stato rivierasco”. La definizione di queste ultime, per le limitate dimensioni del Mediterraneo è non applicabile ed è causa di attrito tra vari stati, l’Italia è per una soluzione negoziale fra le parti con accordi bilaterali. Attualmente vi sono forti attriti tra Turchia da una parte e Grecia e Cipro dall’altra, all’inizio anche Israele era in accordo stretto con Cipro e Grecia nel contenzioso contro la Turchia per gli stessi motivi, ora sembra stia cercando una posizione meno rigida per addivenire ad un accordo.

Possiamo concludere affermando che i percorsi commerciali dall’antichità ad oggi spesso sono identici, le merci sono cambiate, come sono moderne le tecnologie e le infrastrutture bisogna necessariamente aggiornarsi ed adeguarsi al nuovo che avanza senza restare indietro, cullandosi che una infrastruttura già esistente è sempre valida, bisogna costruire per il domani ed essere sempre al passo con i tempi, se queste semplici cose non si capiscono ci sarà il declino inevitabile e l’ ITALIA vedrà i sui figli migliori andar via. Stiamo attraversando dei tempi difficili, la pandemia del corona virus non ancora risolta ci ha trascinato in una crisi economica senza precedenti e l’uscita dal tunnel non è ancora raggiunta. Anche nel passato il nostro Paese ha attraversato e superato grandi difficoltà che abbiamo sempre superato grazie all’ingegno , la fantasia con grande impegno e costanza credo che riusciremo a superare anche questo, non da soli ma come dopo la seconda guerra mondiale uscimmo dalla crisi con l’aiuto degli USA domani ci salveremo con l’aiuto della CEE; certo ci vorrà del tempo e sacrifici ma sarà molto bello non vedere più l’Italia negli ultimi posti delle classifiche Europee. 

                                    Ammiraglio

                                 Pietro Vivenzio