IL MARE E LA
NOSTRA STORIA
La
terra vista dallo spazio appare nel suo colore
particolare azzurra proprio per la presenza degli
oceani. L’oceano o il mare ha un ruolo fondamentale
sulla nostra vita di tutti i giorni. Il mare produce
la maggior parte dell’ossigeno che respiriamo ed è
la fonte principale per l’alimentazione e la salute
di tutti. La maggior parte della fauna del nostro
pianeta è marina circa 240.000 specie diverse vivono
nel mare, ma si ritiene che molte sono ancora da
scoprire. La flora sottomarina , costituita
principalmente di alghe, è lei che ci fornisce
l’ottanta per cento dell’ossigeno, appena accennato,
utile alla fauna marina e terrestre. Il mare è un
termoregolatore, mitiga il clima delle terre che
bagna rendendole non eccessivamente calde ne
eccessivamente fredde. Fornisce cibo come il pesce,
i molluschi, i crostacei, ecc. Nell’ultimo secolo,
pur restando legati alla pesca , siamo passati
all’allevamento intensivo del pesce. Finalmente ci
si è resi conto in tantissimi che l’indiscriminato
utilizzo delle risorse ittiche non può continuare e
ugualmente va controllato lo sversamento di
inquinanti specialmente la plastica, sostanza che
subdolamente è entrata, con i minuscoli frammenti
che si confondono con il plancton, nella catena
alimentare mettendo a repentaglio la fauna marina e
di conseguenza anche noi che siamo l’ultimo anello
della catena alimentare. E’ opportuno che ciascuno
di noi faccia la sua parte per il rispetto e la
salvaguardia della salute del mare e nostra. Quindi
il mare nonostante la sua vastità non va
saccheggiato in modo indiscriminato, le sue risorse
non sono illimitate come pensavano gli antichi. Per
catture eccessive alcune specie rischiano
l’estinzione. Il mare copre il 71% della superficie
terrestre, il 94% delle specie viventi sono
acquatiche.
Del fondale marino è stato
esplorato soltanto per il 5% , è più conosciuta la
superficie lunare che il fondale marino. Sulla luna
ci sono stati in momenti diversi 12 uomini, nella
fossa delle Marianne nell’oceano Pacifico, la più
grande profondità marina di ben 11 chilometri è
stata visitata in batiscafo da soli tre uomini il
primo fu Piccard con il batiscafo Trieste costruito
a Monfalcone per la U.S. Navy.
La più lunga catena montuosa
della terra si trova sott’acqua la Catena Media
Atlantica “Mid Ocean Ridgeche” si estende per la
bellezza di 65.000 chilometri. Nel fondo degli
oceani giacciono più manufatti di quelli custoditi
nei musei, mi riferisco ai relitti, secondo una
stima attendibile si aggirano intorno al milione e
la maggior parte è ancora da scoprire.
Gli oceani sono attraversati da
correnti marine, degli immensi fiumi che rimescolano
e rigenerano le acque molte sono nelle profondità
marine. Nei fondali più inaccessibili a grandi
profondità vivono esseri particolari e batteri non
presenti sulla superficie. Ci troviamo dinanzi ad un
immenso continente da scoprire e le immense risorse
che nasconde come petrolio, gas ecc. sono e saranno
oggetto di contenzioso fra le nazioni per il loro
sfruttamento. Il mare ci fornisce delle energie
rinnovabili, dalle onde, dalle maree non quelle
mediterranee che non raggiungono il metro ma le
atlantiche e pacifiche si aggirano sui cinque metri,
le correnti marine con turbine sono in grado di
generare energia costantemente. Quasi il 90% delle
merci mondiali viaggia via mare.
Il nostro mare è il Mediterraneo
che occupa una superficie di chilometri quadrati
2.500.000 ed è profondo al massimo 5.270 metri
presso le coste Greche del Peloponneso con uno
sviluppo costiero di 46.000 chilometri, le nostre
coste sono lunghe 7.914 chilometri, la regione con
la costa più estesa è la Sardegna. Il Mediterraneo
deve il suo nome al latino in mezzo alle terre
“MEDITERRANEUS”- gli Stati che sono bagnati dalle
sue acque contano 850.000.000 di abitanti. Il
Mediterraneo cinque milioni di anni fa non
esisteva, l’Atlantico ruppe l’ostacolo tra
Gibilterra e l’Africa formandolo. Il Mediterraneo
aveva un sola via di comunicazione con l’oceano
attraverso le mitiche Colonne d’Ercole, presso
Gibilterra,. Il Mediterraneo si è dimostrato essere
un bacino abbastanza grande da consentire nel
passato a delle civiltà di svilupparsi senza
scontrarsi, con vantaggi reciproci stabilendo
contatti e mercati stabili fra loro. Tutto ciò venne
reso possibile dalle navi, una delle più antiche fra
queste e che ha servito l’umanità per circa 3.000
anni è la Galea o Galera. Quando Napoleone entrò
nell’Arsenale di Venezia trovò delle galere in
costruzione; il suo nome deriva da galeos che in
greco significa pesce spada. La galea era quella
usata da Odisseo , il Re, il guerriero, il
navigatore, l’ambasciatore, il fine consigliere;
forse un mito non sapremo mai se Ulisse è esistito
per davvero, ma nell’età del bronzo la galea c’era.
Due grandi civiltà che avevano rapporti commerciali
via mare in tempi remoti furono la minoica e la
civiltà egizia, le navi cretesi andavano in Egitto
navigando a vela, il ritorno era pesante in quanto i
venti prevalenti erano contrari ed era necessario
fare ricorso ai remi. La via commerciale venne
chiamata in seguito la grande carovaniera e
contribuì alla distribuzione in Europa
dell’albicocco, del nespolo, del melograno, della
palma da datteri, dell’anguria , melone ,
dell’arancio, mandarino e limone. Dallo Jemen
arrivava l’incenso, dall’Arabia la gomma arabica e
più tardi dall’Abissinia il caffè. Il commercio
avveniva con navi che tramite il mar Rosso portavano
la merce in Egitto dove veniva sbarcata e via terra
raggiungeva le sponde del Mediterraneo. Fin
dall’antichità i Faraoni egiziani sentirono la
necessità di aprire un nuovo collegamento tra il
Mediterraneo ed il mar Rosso e costruire un canale
artificiale. Secondo Erotodo il Faraone Nekao II
della 26° dinastia nel 600 a. c. per primo ebbe
questa idea ed inizio’ gli scavi che non riusci ad
ultimare, l’opera fu completata dal Re di Persia
Dario I conquistatore dell’Egitto. Il canale venne
successivamente restaurato nel 250 a. c. dal Faraone
Tolomeo II. Il canale nei tratti desertici era
facilmente preda di insabbiamenti e per questo
venne abbandonato e dimenticato. Un fatto storico
meno noto riguarda Antonio e Cleopatra, dopo la
sconfitta di Azio “2 settembre del 31 a. c.”
tentarono di salvarsi fuggendo verso l’Africa con
il tesoro reale attraversando il Canale dei Faraoni.
I due percorsero il tratto del delta tranquillamente
ma la navigazione fu interrotta nel deserto dal
solito insabbiamento. Le navi vennero trascinate su
dei tronchi verso il tratto percorribile, quando
improvvisamente furono attaccati da tribù ribelli
che depredarono la prima nave, incominciarono a
litigare per la spartizione del bottino ed infine
bruciarono la nave. La scorta armata che portavano
al seguito era limitata e furono costretti a
ritornare indietro. La mancata manutenzione del
canale li costrinse al destino che conosciamo. Nel
XVI secolo i Veneziani videro il loro commercio con
l’oriente in gravissima crisi. I Portoghesi con le
loro grandi caracche, navi per l’epoca eccezionali,
arrivavano a stazzare fino a 2000 tonnellate, con
quattro alberi circumnavigavano l’Africa e
compravano le spezie nello Jemen, accaparrandosi le
preziose merci in anticipo; le navi venete e
genovesi tornavano semivuote. I mercanti veneziani
pensarono di aprire l’antica via d’acqua ma si
resero conto dell’impraticabilità dei vecchi
tracciati, troppo esposti ed il canale troppo
stretto e pensarono ad un nuovo canale che avrebbe
come tracciato ricalcato l’attuale. Non avvenne
nulla, le Autorità ottomane non presero in
considerazione la richiesta. Del canale si discusse
ad Istambul ed in Egitto dove le discussioni
durarono per tutto il XVI secolo. Nel 1799
Napoleone, mentre era in Egitto, pensò di costruire
il canale, i suoi ingeneri militari sbagliarono i
rilievi, secondo i loro calcoli tra il Mediterraneo,
più basso, ed il mar Rosso, più alto, vi era un
dislivello di poco oltre i dieci metri. La
realizzazione del canale doveva prevedere non solo
uno scavo, ma anche la realizzazione di complicate e
costose chiuse, l’idea fu quindi abbandonata. Nel
1833 un francese Prospero “detto Perè” Enfatin
decise di costituire una compagnia per la
progettazione del canale, nonostante il
disinteressamento delle autorità locali. La
compagnia giunse a buoni risultati, i rilievi fatti
dai suoi rivelarono che il dislivello tra il
Mediterraneo ed il Mar Rosso era insignificante,
quindi non vi erano problemi di chiuse, ed il costo
per la realizzazione era accettabile. La
realizzazione del canale fu possibile con la
partecipazione al grande sogno di Ferdinando Lasseps
diplomatico francese in Egitto dal 1830 con il suo
saper fare trasformò l’idea in una realtà che portò
il Mediterraneo ad assumere una maggiore importanza
strategica e proiettò le potenze mediterranee verso
l’oriente vicino ed estremo ed anche l’Africa
orientale. Il diplomatico contribuì indirettamente
all’ammodernamento delle flotte mercantili, in
quanto per transitare nel canale erano necessarie
navi motorizzate ed allora nel 1860 solo il 5% lo
era. La finanza per questo ultimo motivo pratico e
tutt’altro che insignificante riteneva l’affare del
canale fallimentare. Lasseps ben introdotto negli
ambienti che contavano egiziani e parigini riuscì ad
avere le necessarie autorizzazioni e creò la
compagnia per la costruzione del canale, ebbe la
concessione dei terreni necessari alla costruzione
del canale per 99 anni. Lasseps si avvalse della
collaborazione dell’ingegnere Negrelli trentino che
redasse il progetto” allora il Trentino faceva parte
dell’Impero Austroungarico”. Negrelli nativo di
Fiera di Primiero era un famoso e valido ingegnere
aveva progettato e diretto i cantieri per la
realizzazione delle ferrovie elvetiche e del
Lombardoveneto. Il Negrelli non vide la
realizzazione dell’opera. Il canale venne costruito
tra il 1859 ed il 1869, il primo attraversamento
avvenne nel 1867, l’inaugurazione avvenne il 16
novembre del 1869 con la partecipazione
dell’imperatrice di Francia Eugenia con a fianco
Lasseps a bordo del panfilo imperiale francese, la
seconda nave del corteo era il panfilo del Vice Re
d’Egitto, seguiva la nave più grande del corteo con
Francesco Giuseppe Imperatore d’Austriaungheria, se
fosse stato in vita Negrelli lo avrebbero visto al
fianco del suo Imperatore “ Negrelli era stato
elevato a nobile per il lustro dato all’Impero”,
seguiva la nave del Re di Prussia, il Re d’Italia
era rappresentato dal Duca D’Aosta che pensò di
ritornare in patria perché il Re Vittorio Emanuele
stava male. Il costo dell’opera risultò il doppio di
quanto previsto, durante la costruzione morirono in
incidenti sul lavoro 125.000 operai “questi caduti
erano considerati martiri del progresso, la
salvaguardia della vita e la salute degli addetti
non era presa in considerazione”.
Alla costruzione parteciparono
gente di vari paesi tra cui gli italiani le
comunità più numerose furono la calabrese, toscana e
dalmata. Alla costruzione il canale era lungo poco
oltre i 163 Km profondo 8 m e consentiva il transito
ad unità che pescavano 6,7 metri era largo 53 m. .
Gli Egiziani, con un enorme debito pubblico,
barattarono questo con la loro presenza nella
compagnia per la gestione del canale, in favore
degli Inglesi. Per motivi di tempo non dirò della
guerra anglo egiziana , e nemmeno mi soffermerò
sulla prima guerra mondiale quando gli Ottomani con
l’esercito al comando di un generale tedesco
tentarono in vano di prendersi il canale. Durante la
seconda guerra mondiale Noi ed i Tedeschi arrivammo
nelle vicinanze del canale , negli anni 50 dopo la
cacciata di Re Faruk d’Egitto, Nasser nazionalizzò
il canale e vi fu la crisi tra Francia , Inghilterra
ed Israele alleati contro gli Egiziani spalleggiati
dalla Russia che minacciò di intervenire. Francia ed
Inghilterra furono costrette al ritiro erano
diventate potenze di secondo ordine. La guerra dei
sei giorni tra Egitto ed Israele. Siamo ai giorni
nostri con la Cina fortemente interessata ai
commerci con l’occidente ha investito, insieme alla
alleata Russia, somme ingenti ed ha costruito in
Egitto industrie, siti per lo smistamento dei
containers. Ecc.. L’investimento più rilevante
cinese è stato lo ammodernamento del canale che si
concluderà nel 2023: il canale tra l’altro già
realizzato è diventato lungo 193 Km è stato
inaugurato nell’agosto del 2015 “sempre in pompa
magna con un corteo navale con in testa il
Presidente Alsisi” imbarcatosi sulla nave del Vice
Re che inauguro’ il canale nel 1866” ha una seconda
corsia di 35 Km che consente il transito delle navi
in due direzioni. Il canale migliorato consente il
passaggio a navi moderne ha infatti una profondità
di 24 m consentendo il transito a navi con pescaggio
di 20m e largo tra i 205 e 225m. Le navi hanno
ridotto il tempo di percorrenza da 15 ore a 11 ed
oggi è possibile far transitare in un giorno 97 navi
contro le 49 del passato. Le merci da e per l’Italia
sono 93,8 milioni di tonnellate , di queste 30,6
milioni di tonnellate sono transitate da Suez.
Secondo i moderni canoni, le merci viaggiano come un
fiume che scorre e porta i suoi benefici, quindi
contano velocità, l’assistenza, porti attrezzati ed
una efficiente infrastruttura alle spalle che
consente di avviare velocemente le merci a
destinazione, un buon sistema di digitalizzazione
che consente di monitorare l’andamento delle merci
in tutte le fasi, queste attività sono definite
sistema Paese. Con il potenziamento di Suez sono
aumentati i transiti di merci del 30%; purtroppo per
l’Italia abbiamo registrato una diminuzione, se
guardiamo i dati di un decennio che tengono conto
anche di altri fattori vediamo che tra il 2007 ed il
2017 la quantità di merci in percentuale in transito
per l’Italia è passata dal 12% al 10%. I porti che
si sono avvantaggiati del nostro declino sono stati
quelli Spagnoli ed il porto del Pireo ad Atene. Il
nostro Paese per la sua posizione geografica doveva
giovarne più degli altri anche se i concorrenti
riescono ad offrire tariffe più basse. Il nostro
Paese che per primo in Europa si era dotato di
autostrade si trova in una situazione deficitaria
nelle infrastrutture ferroviarie e stradali in modo
particolare al sud. L’allargamento del canale doveva
portare nei nostri porti tante navi e quindi
migliaia di posti di lavoro. Tutto questo non è
avvenuto perché le nostre autostrade sono
pericolose, intasate di traffico e di cantieri “in
attività per eliminare i pericoli”. In Sicilia le
ferrovie sono praticamente inesistenti e le strade
in ginocchio escludono economicamente l’impiego di
quei porti, una nave che viaggia a venti nodi poco
meno di 40 Km l’ora per raggiungere Genova , senza
scali intermedi, per esempio partendo da Palermo
impiegherebbe meno tempo di un tir che in autostrada
viaggia a 90/100 Km l’ora. Nel resto del sud
peninsulare le autostrade vanno meglio ma le linee
ferroviarie hanno pesanti inadeguatezze come la
tratta Taranto Napoli, ha tempi di percorrenza di
sei ore per poco oltre 300 chilometri ed è a binario
unico, analogamente sulla linea ferroviaria
adriatica troviamo un tratto tra Molise e Puglia a
binario unico. Abbiamo una forte necessità di
ammodernare le nostre infrastrutture per recuperare
il tempo perduto e magari costruire il ponte sullo
stretto. La deidustrializzazione che ha colpito
specialmente il sud ha aggravato la situazione dei
porti interessati con minori merci in arrivo e
partenza. Gli ultimi accordi fatti con la Cina
vedranno in ottima posizione il porto di Trieste
“scalo naturale per l’Austria e la Germania”. Oggi
assistiamo alla pessima situazione in cui si trova
Genova con il più importante porto nazionale, il
secondo del Mediterraneo, la città ed il suo porto
sono praticamente paralizzati per andare da un posto
all’altro in città ci vogliono diverse ore. Il
sistema Italia ha perso dei clienti che dovrà
recuperare in fretta e per farlo deve
necessariamente rinnovare e migliorare le sue
infrastrutture. Per migliorare la situazione della
portualità, il governo ha assegnato ad alcune aree
delle condizioni di vantaggio o speciali che si
chiamano Z. E. S. acronimo zona economica speciale,
queste aree godono d’ esenzioni fiscali sono state
costituite con lo scopo di attrarre capitali esteri
e rinvigorire le attività portuali. L’iniziativa è
nella giusta direzione. La Z. E. S. sono la
creazione di un porto franco a Trieste, a Venezia,
una zona franca a Gioia Tauro, altra zona franca è
prevista per il porto di Taranto. Sono previste in
totale cinque zone Z. E. S. nel sud tra Sicilia,
Calabria, Campania, Basilicata e Puglia. Le regioni
Molise e Abruzzo avranno anche loro dei vantaggi in
quanto sono considerate aree di transito. I su detti
benefici approvati dalla CEE dureranno 7 anni
prorogabili se avranno esito positivo per altri 7 ed
altri sette ancora. Con un acronimo simile Z E E
“secondo gli accordi internazionali riguarda lo
sfruttamento delle ricchezze del fondale oceanico al
di fuori delle acque territoriali per una distanza
di 400 miglia marine, ”vengono definite zone di
esclusiva pertinenza per lo sfruttamento degli
eventuali giacimenti sottomarini spettanti allo
Stato rivierasco”. La definizione di queste ultime,
per le limitate dimensioni del Mediterraneo è non
applicabile ed è causa di attrito tra vari stati,
l’Italia è per una soluzione negoziale fra le parti
con accordi bilaterali. Attualmente vi sono forti
attriti tra Turchia da una parte e Grecia e Cipro
dall’altra, all’inizio anche Israele era in accordo
stretto con Cipro e Grecia nel contenzioso contro la
Turchia per gli stessi motivi, ora sembra stia
cercando una posizione meno rigida per addivenire ad
un accordo.
Possiamo concludere affermando
che i percorsi commerciali dall’antichità ad oggi
spesso sono identici, le merci sono cambiate, come
sono moderne le tecnologie e le infrastrutture
bisogna necessariamente aggiornarsi ed adeguarsi al
nuovo che avanza senza restare indietro, cullandosi
che una infrastruttura già esistente è sempre
valida, bisogna costruire per il domani ed essere
sempre al passo con i tempi, se queste semplici cose
non si capiscono ci sarà il declino inevitabile e l’
ITALIA vedrà i sui figli migliori andar via. Stiamo
attraversando dei tempi difficili, la pandemia del
corona virus non ancora risolta ci ha trascinato in
una crisi economica senza precedenti e l’uscita dal
tunnel non è ancora raggiunta. Anche nel passato il
nostro Paese ha attraversato e superato grandi
difficoltà che abbiamo sempre superato grazie
all’ingegno , la fantasia con grande impegno e
costanza credo che riusciremo a superare anche
questo, non da soli ma come dopo la seconda guerra
mondiale uscimmo dalla crisi con l’aiuto degli USA
domani ci salveremo con l’aiuto della CEE; certo ci
vorrà del tempo e sacrifici ma sarà molto bello non
vedere più l’Italia negli ultimi posti delle
classifiche Europee.
Ammiraglio
Pietro Vivenzio
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