L’esercitazione Sorbet Royal 2005 nel Mare Ionio
Uniti per la vita …
 
Premessa
 
Il Cochino SS 345 (USA) al largo della Norvegia il 26.08.1949, il Truculent (UK) nell’estuario del Tamigi il 12.01.1950, l’Affray (UK) nel Canale della Manica il 17.04.1951, il Sidon (UK) nel porto di Portland il 16.01.1955, il Thresher SSN 593 (USA) in Atlantico presso il New England il 10.04.1963, il Hai S 170 (Germania) sul Dogger Bank il 14.09.1966, il Minerve S 647 (Francia) in Mediterraneo presso Tolone il 27.01.1968, il Dakar (Israele) nel Mediterraneo orientale il 25.01.1968, o Scorpion SSN 589 (USA) in
 Atlantico presso le Azzorre il 21.05.1968, un Golf (SSB - URSS) in Pacifico nel 1968, l’Eurydice S 644 (Francia) in Mediterraneo sempre presso Tolone il 4.03.1970, un November (SSN – URSS) nell’aprile 1970 a SO dell’Inghilterra, un Echo (SSNG – URSS) in Pacifico nel 1981, un Golf (SSB - Cina) nel Mar Cinese meridionale nel agosto del 1981, il Kursk K 141 (SSNG – Russia) nell’agosto del 2000 nell’Atlantico settentrionale. Una impressionante lista di 15 unità, sommergibili e sottomarini, perse - sebbene alcune siano state recuperate ma mai più rese operative - in tempo di pace o forse meglio di “Guerra Fredda”, in quasi tutti i casi con pesanti perdite di vite umane.

Nave San Giusto ha ricoperto il ruolo di nave sede comando dell’esercitazione (Foto Autore)

Una lista sicuramente incompleta; la mancanza di informazioni ufficiali dai paesi oltrecortina e/o il permanere dello stato di “classificato” non hanno permesso di mettere a conoscenza il grande pubblico dell’esito di alcuni incidenti, pur in parte riportati dagli organi di informazione, che hanno interessato almeno un Delta ed uno Yankee (SSNB – URSS) oltre ad altri sottomarini sovietici e cinesi, in particolare negli anni ’80 del secolo scorso. La lista sarebbe ancora più lunga, e il numero delle vittime aumenterebbe significativamente, se fossero considerati tutti gli incidenti che non hanno portato alla perdita dell’unità ma che hanno registrato pesanti perdite nell’equipaggio.

Diverse le cause: si è parlato di collisioni, perdita dell’asse portaelica, esplosioni delle armi a bordo, avarie al motore o agli apparati di navigazione, cedimento delle strutture; un denominatore comune: la perdita di vite umane. Andare per mare come qualsiasi attività umana non sedentaria (… eppure…!) comporta dei rischi; chi naviga – su navi militari, mercantili o da diporto - sa bene che in ogni momento una disattenzione o una leggerezza può essere fatale ancor più in un ambiente duro e spesso ostile, il mare, in cui parlare di fatalità, che sia dovuta agli agenti naturali o connessa al comportamento umano, non può essere eresia. Ancor più quando chi naviga è nelle profondità marine,

Nave Anteo mentre mette in mare il minisommergibile RSV 300 (Foto Autore)

La vela del Primo Longobardo dall’oblo del SRV 300 (Foto MM)

tuttora in buona parte sconosciute. Molte navi mercantili sono state perse, con l’equipaggio e con conseguenze terribili sull’ambiente, in conseguenza del rifiuto o del ritardo dell’armatore nel chiedere soccorso sperando di poter evitare i conseguenti alti costi economici. Nel caso delle unità militari il costo è ben più alto: è il prestigio di fronte alla propria opinione pubblica e di fronte all’opinione pubblica internazionale. La tragedia del Kursk, forse, poteva essere meno tragica. Certamente è servita come esperienza. Oggi le Marine delle Nazioni che hanno una flotta subacquea possono disporre di una rete di soccorso internazionale che prescinde dal credo politico o religioso ma che considera

 ogni marinaio in difficoltà sott’acqua per quello che è: un uomo che ha le stesse sensazioni di caldo e di freddo, di fame e di sete, e nutre gli stessi sentimenti di amore e di … fastidio. Un legame che per i sommergibilisti è ancora più forte di quello che comunque lega la gente che naviga… perché i sommergibilisti sono un po’ particolari.

La campana Mc Cann dell’Anteo (Foto MM)

Un elicottero EH 101 in appoggio ai nuclei SPAG (Foto MM)

 

Perché uniti

 
“Gli uomini del mare e i militari che studiano lo loro professione hanno ormai accettato che è la storia a fornire la materia prima dalla quale apprendere la lezione e ricavare conclusioni valide. Gli insegnamenti della storia non sono, infatti, precedenti pedanteschi ma l’illustrazione di principi viventi” (From the sail to steam, A.T. Mahan, 1907). Consapevoli dell’entità delle gravi perdite in termini di vite umane, di costi e di credibilità, legate alla

Nuclei SPAG in azione (Foto MM)

perdita di un sottomarino, le marine della NATO hanno creato lo SMERWG – Submarine Escape and Rescue Working Group che si riunisce periodicamente con l’obiettivo di sviluppare congiuntamente le tecniche e le tecnologie atte a migliorare la possibilità di intervento. Dal 1986 la Nato svolge periodicamente esercitazioni per la localizzazione ed il recupero di unità sottomarine accidentate. Rispetto all’ultima grande esercitazione, la Sorbet Royal 2002, e sotto la spinta degli insegnamenti derivati dalla tragica vicenda del Kursk, la più grande novità è stata la creazione nel 2004 dell’ISMERLO - International Submarine Escape and Rescue Liaison Office, basato a Norfolk sulla costa atlantica degli Stati Uniti.

Lo scopo di questa struttura è quello di coordinare ed assicurare la tempestività dell’intervento di unità di soccorso in caso di sinistro subacqueo. Attualmente ha personale statunitense, norvegese e spagnolo – quello dei paesi “fondatori” - ma obiettivo è coinvolgere in tale struttura personale di tutti i paesi, sia della NATO che no, che schierano unità subacquee; imminente è l’ingresso dell’Italia e della Corea del Sud. Già da ora i paesi aderenti possono contattarsi tramite procedure web riservate sul sito www.ismerlo.org per pianificare e coordinare operazioni di intervento. L’esercitazione Sorbet Royal 2005, anche in previsione della messa a punto di comuni mezzi di soccorso aerotrasportabili (progetto NSRS), hapermesso la conoscenza operativa reciproca di marine Nato, di

Triage a bordo dell’Anteo; in azione personale medico ucraino, russo, francese ed italiano (Foto Autore).

 marine della Partnership for Peace (Russia ed Ucraina), di marine del Dialogo per il Mediterraneo (Israele) e di quattro marine non NATO (Australia, Giappone, Malesia e Singappore) sotto la supervisione dell’Ammiraglio Sir Jonathon Band KCB comandante dell’Allied Maritime Component.

L’SSK Siroco della Marina Spagnola all’ormeggio nella nuova stazione navale di Taranto (Foto Autore).

 L’SSK Preveze della Marina Turca (Foto Autore).

 

 

I partecipanti e l’esercitazione

 
Alla metà di giugno di quest’anno sono confluiti nella nuova Stazione Navale di Taranto quattro sottomarini convenzionali delle marine italiana (SSK Primo Longobardo), olandese (SSK Dolfjin), turca (SSK Preveze) e spagnola (SSK Siroco) oltre a navi salvataggio delle stesse marine, della Us Navy, della marina russa, di quella ucraina di quella francese e della Royal Navy (Tab.1).

Il Dolfjin e la Mercuur della Reale Marina Olandese (Foto MM).

Ognuna di queste due ultime ha partecipato schierando due unità di cui una di tipo commerciale: l’Ailette della Marina francese e il Fennica della Royal Navy sono infatti due supply vessels presi a nolo per condurre operazioni subacque. Se la prima è ormai a nolo da anni, il Fennica è assolutamente una novità: una unità di circa 13000 tonns in grado di fornire completa assistenza al minisommergibile da salvataggio (SRV Submarine Rescue Vehicle) LR5 e ad un nucleo di sommozzatori. L’unica, con il nostro Anteo, in grado di far operare elicotteri. Completavano il quadro il Pluton francese attrezzato per l’assistenza di un nucleo sommozzatori e il Salmoor inglese. Proprio l’Anteo, seppur anzianotto, può considerarsi la più versatile e completa fra le unità coinvolte nell’esercitazione, tanto per le apparecchiature imbarcate (cfr Tab. 1),
tanto per il grado di addestramento dell’equipaggio e dei nostri operatori subacquei.La Marina statunitense era rappresentata dall’ARS Grasp dotata di campana McCann, di ADS e di camera iperbarica. La marina spagnola dalla piccola ma aggressiva Neptuno, nave appoggio sommozzatori dotata tra l’altro di un piccolo veicolo subacqueo in grado di operare sino a 600 m. La marina olandese schierava la nave appoggio sommozzatori Mercuur. Meno rappresentative tecnologicamente le unità russe ed ucraine, meritoriamente affiancate e cooperanti, rappresentate da due rimorchiatori di salvataggio e da una nave comando. Proprio ucraino era uno dei tre team SPAG- Submarine Parachute Advisory Group – oltre a quello britannico e a quello italiano – che hanno partecipato all’esercitazione.

La campana Mc Cann e l’attrezzatura per la posa in mare del campo boe dell’USS Grasp (Foto Autore).

Pluton (a sinistra) e Ailette (a destra) della Marina Francese (Foto Autore).
Questi nuclei medici paracadutati, dotati di gommoni e zattere autogonfiabili, in grado di approntare un vero e proprio posto di medicazione galleggiante in attesa delle unità di superficie, rappresentano il “pronto soccorso” per il personale che riesca a fuoriuscire dal sottomarino utilizzando mezzi propri come ad esempio le tute stagne MK10. Alla esercitazione, oltre a nuclei delle nazioni coinvolte con unità navali, hanno partecipato nuclei di sommozzatori israeliani, canadesi e greci. La componente medica è stata sicuramente la più rappresentata avendo coinvolto personale medico anche australiano, canadese, greco, israeliano, giapponese, polacco, svedese e di Singapore. Infine osservatori sono convenuti da Cina, Malesia, Algeria e Cile. Insomma in qualche modo era presente più della metà delle marine delle nazioni dotate di una componente
sommergibilistica. Tutta l’esercitazione è stata coordinata da bordo di Nave San Giusto con la supervisione del Captain Szyszka della USS Navy di COMSUBNORTH. La moderna unità della nostra Marina ha potuto così mostrare le sue capacità di imbarcare il comando di una esercitazione navale e di fungere al tempo stesso da nave appoggio, senza rinunciare ad una continua vigilanza e disponibilità MEDEVAC assicurata da un AB 212 fisso a bordo. Dopo la raccolta delle unità nella nuova Stazione Navale di Taranto e le necessarie fasi di  familiarizzazione, l’esercitazione ha dedicato i primi tre giorni alla fase di messa in allerta e raggiungimento dell’area del sinistro. Questa non può eccedere le 48-72 ore, corrispondente al tempo massimo che si stima possa resistere il personale di un sommergibile sinistrato ed

La mastodontica sagoma della Fennica (Foto MM).

L’aggressiva e irsuta sagoma del Neptuno della Marina Spagnola (Foto Autore)

  immobilizzato sul fondo, senza collegamenti in superficie. I cinque giorni successivi sono stati dedicati alle esercitazioni di Surveing, Mating, Ventex, Pod posting, Rescue, Escape e Triage, riunite in un complessivo Basic Training. In questa fase le unità di superficie, a rotazione, hanno operato singolarmente nei confronti di un sottomarino che simulava l’affondamento nel Golfo di Taranto, su un fondale a profondità variabile dai 30 ai 60 m, al largo della Calabria. In pratica, dopo la fase di ricerca e di individuazione ad opera dei sensori imbarcati, l’intervento diretto dei sommozzatori e/o dei palombari – o eventualmente dell’ADS - ha permesso di liberare le possibili vie di accesso al sottomarino da eventuali ostruzioni; si è provveduto quindi ad effettuare la manovra di collegamento al sottomarino sinistrato con
minisommergibile o campana Mc Cann. A questa punto si è provveduto a ventilare l’unità, ripristinare il flusso di energia elettrica e ad inviare materiale di prima necessità (acqua potabile, medicinali e viveri). Si è quindi provveduto a simulare il trasbordo sulle unità di superficie del personale infortunato, recuperato tramite mezzi sommergibili. Sono state effettuate esercitazione di intervento dei nuclei SPAG nei confronti del personale fuoriuscito autonomamente impiegando tute MK 10; in questa fase sono stati impiegati elicotteri EH 101, SH 3D della nostra Marina e aerei da trasporto C 130J della RAF. A bordo delle unità soccorritrici il personale medico ha dato corpo al Triage, la fase di intervento che serve a smistare i sommergibilisti recuperati in funzione della gravità dell’infortunio, negli ospedali di bordo o, eventualmente, tramite elicottero, sino ai centri ospedalieri a terra. Nel caso di Sorbet Royal 2005 oltre

 La nave comando ucraina Slavutich U 510 (Foto Autore)

Il rimorchiatore di salvataggio Kremenents della Marina Ucraina (Foto MM)

 all’Ospedale Marina Militare di Taranto ha partecipato attivamente all’esercitazione anche l’Ospedale Civile Maria Santissima Annunziata di Taranto, mentre allertati erano quelli dei centri più vicini. Dopo due giorni di sosta l’esercitazione è ripresa con le stesse operazioni ma nella fase di Integrated Training. In questa fase le unità hanno operato in gruppi e, a turno, si è simulato l’intervento su unità sottomarine di maggiori dimensioni con equipaggi più numerosi. I minisommergibili LR5 e SRV 300, rispettivamente del Fennica e dell’Anteo, hanno operato simultaneamente sullo stesso sottomarino sinistrato, posizionandosi a turno sui portelli delle uscite di emergenza. Anche in questo caso il nostro Anteo ha dimostrato tutte le sue capacità nascoste riuscendo ad accogliere e a trattare in camera iperbarica, in fasi successive, sino ad 80 infortunati oltre che tutti i sommozzatori e i palombari coinvolti in operazioni TUP (Transfer Under Pressure).

Il rimorchiatore di salvataggio Waxtep della Marina Russa (Foto Autore).

La motovedetta d’altura CP 268 della Guardia Costiera italiana (Foto MM)

 

 
Conclusioni
 
Solo un mese più tardi, la catena di allerta e di intervento messa alla prova durante Sorbet Royal 2005 è stata attivata in una situazione reale. Ai primi di agosto un minisommergibile russo della classe Priz, l’ AS 28, capace di operare sino a 1000 metri di profondità, è rimasto impigliato in reti a 190 metri di profondità al largo della Kamchatka, probabilmente durante la posa di sensori per il controllo delle unità sottomarine di altre marine. Sette marinai a bordo hanno rischiato una tragica e penosa morte.
Dopo aver ricevuto il nulla osta direttamente dal capo del Governo, la Marina Russa ha chiesto aiuto ai nemici di ieri: statunitensi ed inglesi. La gara di solidarietà, certamente non disinteressata, è scattata subito e mezzi della US Navy e della Royal Navy sono stati fatti affluire sul posto con un ponte aereo.
Il problema più grande è stato connettere lo Scorpio 45 della Royal navy, il primo mezzo che ha raggiunto l’area del sinistro, con i cavi di alimentazione dell’unità madre della Marina Russa. Ma la solerzia dei marinai inglesi alla fine ha avuto la meglio; l’8 agosto, sulla soglia delle 72 ore dall’incidente, ai limiti delle possibilità di sopravvivenza dell’equipaggio, il piccolo sommergibile è stato riportato a bordo: i sette marinai stremati ed infreddoliti erano salvi.
Una dimostrazione di efficienza e di solidarietà marinara “globale”.
Trenta giorni prima a Taranto c’erano occhi di quasi tutto il mondo che si guardavano reciprocamente per apprendere cosa è la cosa migliore da fare e come farla, insieme, per salvare delle vite umane; è stata un’occasione per guardarsi negli occhi fra popoli e mentalità diverse, anche con idee politiche e religiose lontane e per rendersi conto che dietro quegli occhi c’è sempre una vita umana che merita di essere salvata, … a qualsiasi costo.
 
Ringraziamenti:
 
Si ringraziano il CF Laricchia e il TV Sicilia di Maridipart Taranto, il CF Pasanisi, Comandante di Nave Anteo e il TV Rigo di Nave Anteo, il TV Carosella di Maristat, per la disponibilità l’accoglienza che hanno reso possibile la redazione di questa nota.
 
Nazionalità
Nome
Tipo*
Tonns
Servizio
Nota
Dotazioni *
Francia
Ailette
Supply vessel
(VOO MOSHIP)
1500
1981-82
Unità commerciale
in affitto annuale
ROV Ulisse, ROV Achille, N1 ADS,
nucleo palombari
Francia
Pluton A 622
Nave appoggio subacquei e sminamento
490
1986
-
Nucleo sommozzatori,
camera iperbarica
Gran Bretagna
MV Fennica
Supply Vessel
(VOO MOSHIP)
12800
-
Unità commerciale finlandese in affitto annuale
SRV LR5, ROV Scorpio 45, camera iperbarica,
licottero
Gran Bretagna
HMS Salmoor A185
Nave salvataggio e posaostruzioni
2230
1986
-
Camera iperbarica
Italia
ITS Primo Longobardo S 524
SSK
Classe Sauro IV serie
1650/
1860
1995
Equipaggio 50
-
Italia
ITS San Giusto L 9892
Nave Anfibia
8000
1994
Impiegata come nave comando
Elicottero
Italia
ITS Anteo A 5309
Nave Salvataggio
3120
1980
-
SRV 300, ROV Falcon, ROV Pluto, torre batoscopica SDC, campana McCann, N 2 ADS, nucleo sommozzatori e palombari, N 3 camere iperbariche multiposto, sistema di ormeggio campo boe, elicottero
Italia
CP 268
Vedetta d’altura

30
2001
-
-
Olanda
HNLMS Dolfijn S 808
SSK Classe Walrus
2450/
2900
1992
Equipaggio 50
-
Olanda

HNLMS Mercuur A 900
Nave appoggio subacquei
1400
1987
-
Nucleo sommozzatori, camera iperbarica
Russia
Waxtep
Rimorchiatore di salvataggio Classe Sliva
3050
1985
-
Nucleo sommozzatori, camera iperarica
Spagna
Siroco S 72
SSK Classe Galena

1490/1740

1982
Equipaggio 50
-
Spagna
Neptuno A 20

Nave salvataggio ed appoggio subacquei
1860
1975
-
Nucleo sommozzatori, camera iperbarica veicolo subacqueo Visma, sistema di ormeggio campo boe
Stati Uniti
USS Grasp ARS 51

Nave recupero e salvataggio
2900
1985
-
Nucleo sommozzatori, campana McCann, N 1 ADS, camera iperbarica, sistema di ormeggio campo boe.
Turchia
Preveze S 353
SSK Classe Prevede
Type 209/1400
1454/
1586
1994
Equipaggio 30
-
Ucraina
Slavutich U 510

Nave comando
5400
1992
Costruita come nave per ricerche acustiche
-
Ucraina
Kremenents U 705
Rimorchiatore di salvataggio classe Gorin
2640
1983
-
ROV Tiger, nucleo sommozzatori, camera iperbarica
 
Quadro sinottico delle unità che hanno partecipato a Sorbet Royal 2005. *VOO MOSHIP: Vessel Of Opportunity Mother Ship; ROV: Remotely Operated Vehicle; ADS: Atmosphere Diving Suit; SRV: Submarine Rescue Vehicle; SDC: Submarine Decompression Chamber.
 
 

Prof. Giuseppe Mastronuzzi (STV(CP) cgd) - Socio ANMI Taranto